I numeri non mentono: secondo Bankitalia i denari accumulati in banca da gennaio a fine settembre sono cresciuti in un anno di 32 miliardi€, più o meno quanto manca nel totale delle entrate fiscali e contributive dello Stato nello stesso periodo. Il totale dei depositi nelle banche italiane ammonta oggi a mille700 miliardi€ che è una massa di denaro impressionante; le imprese hanno sui conti 365 miliardi, con una crescita del 21%; le famiglie, 1.080 con un incremento sul 2019 del 3,4%. Che bello, siamo ricchi! Non proprio. Se il dato numerico è confortante – vuol dire banalmente che non rischiamo alcun default finanziario – il dato socioeconomico invece preoccupa: imprese e famiglie hanno visto, banalmente, rinviare diversi pagamenti: dalle tasse, ai contributi previdenziali, a qualche rata del mutuo. I soldi in banca servono per pagare tutto questo non appena la seconda ondata finirà e il ministro Gualtieri busserà alla nostra porta. Sin qui è una partita di giro.
Per le imprese, oltre a questo, c’è l’incertezza sul futuro e il calo dei fatturati che porta a non fare nuovi investimenti, a rinviare magari anche quelli programmati, aspettando che passi la buriana.
Stridono però le differenze nei valori: se la crescita è di 32 miliardi, e se questa corrisponde a quanto imprese e famiglie dovranno pagare fra qualche mese, ne rimangono a disposizione delle famiglie però più di mille e più di 350 per le imprese, dividendo salomonicamente per due i famosi 32 miliardi. Vuol dire che spazio per spendere ce n’è; che non ha senso rinviare le spese; che non siamo con l’acqua alla gola e che un’iniezione nell’economia potremmo pure farla. Qui tocca al Governo dare segnali precisi, potendo bonificare un po’ nella pletora dei bonus, agendo sulla leva della spesa produttiva così da generare un clima di fiducia che rimetta in moto questo denaro che, va detto, non rende niente al risparmiatore. E’ l’ora di proporre una finanza pubblica rivolta allo sviluppo che sappia coinvolgere questa massa enorme di quattrini.
Per la cronaca, la classifica del Sole 24Ore sui dati Bankitalia, vede Verona avere depositi procapite per 32.800€ con una crescita quest’anno, da gennaio, del 7,5%. A Nordest soltanto Bolzano (45.300€), Treviso (44.500€), Trieste (37.000€) e Trento (36.500€) stanno meglio di noi, ma soltanto Bolzano registra una crescita più importante: il 7.9% contro il 7.5% che registriamo noi.