Appello no-partisan di Michele Croce del movimento Prima Verona e dei rappresentanti dei Comitati – Stefano Peretti del Comitato Quartieri Attivi, Claudio Rubagotti del Comitato Opera Filavia, e Giovanni Valenza del Comitato San Paolo – per cercare una via d’uscita all’imbarazzo della filovia: «Era il 3 giugno 2020 quando il Sindaco di Verona si confrontava con il Ministro e dichiarava la volontà di cambiare il progetto Filobus. Da allora sono passati 6 mesi con una città ferita da cantieri aperti e abbandonati che la deturperanno – abbiamo scoperto leggendo la recente lettera inviata al Ministero – per almeno altri 6 anni, fino al 2026. Se non bastasse, non abbiamo una certezza del percorso e della tipologia del prossimo sistema di trasporto pubblico – col filo, senza filo, quanto filo, elettrico, ibrido: nessuno lo sa – e sin dove arriverà; non sappiamo nemmeno quanto costerà e quanti soldi arriveranno da Roma; non abbiamo una soluzione al contenzioso legale che rischia di costare decine di milioni alla nostra Città. Anche a voler essere ottimisti a tutti i costi, lo sviluppo del progetto filo-o-non-filo-via non può che lasciare basiti e preoccupati i Veronesi – sottolineano congiuntamente in una nota -.

Che di un trasporto pubblico moderno, efficiente, sostenibile, a misura di studenti, pendolari e dei residenti più anziani, ci sia bisogno è palese; che i modi per realizzarlo sin qui adottati siano stati a risultato zero è altrettanto evidente. Questa vicenda non può più essere gestita con “modalità ordinaria”, sempre in secondo piano rispetto alle “emergenze” della politica di palazzo, ma deve essere risolta attraverso un nuovo, grande, patto con la Città: il Sindaco esca dal suo bunker e si confronti con maggioranza e opposizione e coi Cittadini, a partire da quelli riuniti nei Comitati spontanei che da anni con i loro tecnici offrono soluzioni sempre inascoltate. Troviamo insieme una soluzione, una via di uscita, che dia ai Veronesi un trasporto pubblico degno del suo ruolo europeo in un lasso di tempo certo e ragionevole, senza buttare a mare quanto fatto sinora. Ma facciamolo subito. Nei prossimi giorni. Noi ci siamo perché i Veronesi non ce la fanno più.

Verona non può essere la Kabul d’Italia: una città che passa da un’emergenza all’altra senza un disegno ed un progetto condiviso. “Prima Verona” dev’essere la priorità di quanti si impegnano nella vita pubblica della nostra Città!»