(di Paolo Danieli) Già lo scontrino non mi è mai piaciuto. Lo lascio sempre lì alla cassa. Mi dà fastidio quella cartina inutile che tanti lasciano cadere a terra sporcando. Mi dà fastidio l’idea di dover dimostrare che ho pagato il caffè. Per far pagare le tasse sono altri i sistemi. Per esempio abbassarle al punto da scoraggiare l’evasione. La flat tax. Altro che scontrini! E invece adesso che cosa ti inventa Conte? La lotteria degli scontrini! Perfino una lotteria, per invogliare la gente a pagare col bancomat e quindi rendere tracciabile il pagamento. Perfino per un caffè. L’obiettivo è abolire il contante, avere tutti i consumi sotto controllo, azzerare l’evasione, accumulare una quantità immensa di dati sui gusti e gli spostamenti degli italiani, far guadagnare le banche.
Il governo fa passare questo suo disegno come un ineluttabile adeguamento ai tempi. Esattamente come per l’immigrazione e gli sbarchi dei clandestini. Tutti bicchierini di cacca che ci dobbiamo bere per forza, altrimenti vuol dire che siamo antiquati, retrogradi, ignoranti, reazionari, incapaci di cogliere le meravigliose opportunità che ci offre il Progresso. Ma chi l’ha detto?
Nel contempo, mentre si riempie la bocca di bite, di pos, di card, di touch s’inventa la lotteria degli scontrini, qualcosa che ci ricollega con la memoria a “Napoli milionaria“, alla “Smorfia“, a “47 morto che parla” al sogno del colpo di fortuna del povero diavolo, connaturato, più che alla modernità, alla miseria dalla quale i nostri padri hanno saputo affrancarci, ma dove ci stanno riportando con quello che Conte e le oligarchie che lo manovrano ci contrabbandano come progresso.