Edizione dei record, senza dubbio, ma vogliamo dire che non tutto in questo 40.mo Vinitaly è andato per il verso giusto? Come non si può non evidenziare la gestione – quanto meno imbarazzante – dei lavori pubblici in città? E’ mai possibile che davanti alla Gran Guardia – mentre era in corso la parte più glamour della rassegna, quella che porta un valore aggiunto diverso e più moderno per la città – abbiano stazionato barriere di ferro e stradini impegnati a sistemare sanpietrini e catrame? [//]
E cosa pensare dello sbarramento – anche qui lavori pubblici evidentemente improrogabili – davanti all’ingresso della manifestazione ufficiale di avvio del Vinitaly che ha costretto signore e signori ad uno slalom fra cazzuole, asfalto e bob-cats?
Per non parlare del traffico bloccato per sistemare lunedì la gru dell’Arena che ha impedito agli operatori alloggiati in centro di raggiungere tranquillamente il quartiere fieristico…
Insomma, più della logica poterono le elezioni col Palazzo impegnato a dimostrare ai veronesi quanto è “fattivo” e concreto il Centrosinistra scaligero, prodromo di quello nazionale. Se queste sono le premesse prepariamoci a cinque anni di illogica fantasia al potere.
Se da un lato Palazzo Barbieri ha dato “bella prova” di sè, un altro appunto va fatto al “popolo” del Vinitaly: mai come quest’anno abbondavano giovinastri ubriachi per il quatriere fieristico, diventato in più occasioni un vespasiano a cielo aperto, davanti ad allibiti operatori italiani e stranieri.
Sarà il caso di bloccare vieppiù questa gentaglia: fa numeri e botteghino, certo, ma non aiuta l’immagine dela città tutta. E del vino italiano.

L’Adige, 15 Aprile 2006, pag. 1