Il “tavolo verde” dalla Regione Veneto si è da poco insediato e già iniziano le critiche e le prese di posizione da parte di chi non si ritiene rappresentato. In particolare il presidente delle industrie alimentari di Confindustria Veneto, Giorgio Pasqua, in una dichiarazione inviata agli organi di stampa ne chiede già una revisione, anzi lo ritiene «uno strumento superato che non sembra in grado di rispecchiare tutte le sfaccettature della filiera agroalimentare». [//]
Ma cos’è il “tavolo verde”? La sua istituzione risale alla legge regionale n. 32 del 9 agosto 1999 che, nell’ambito del comitato regionale per la concertazione in agricoltura, prevede la creazione di un tavolo per le questioni riguardanti lo sviluppo, il rafforzamento, il rinnovamento e la valorizzazione delle imprese agricole.
La sua composizione, per legge, deve rispettare una rappresentanza delle organizzazioni professionali agricole regionali, tra cui il Presidente della Federazione regionale Coltivatori Diretti del Veneto, il Presidente della Confagricoltura Veneto, il Presidente della Confederazione italiana Agricoltori del Veneto. Inoltre, ne fanno parte di diritto il Presidente della Giunta Regionale, l’Assessore all’agricoltura e il Presidente della IV Commissione Consiliare. La legge regionale 32 stabilisce anche che il Comitato regionale per la concertazione in agricoltura ha il compito di contribuire a definire le scelte programmatiche regionali, le azioni da intraprendere per l’attuazione e la verifica della loro efficacia.
«La nostra perplessità – incalza Pasqua -, già più volte ribadita alla Regione Veneto, non nasce soltanto dal fatto che al tavolo verde partecipano unicamente le associazioni ritenute rappresentative del settore agricolo, ma anche dalla constatazione che questa composizione specifica e limitata porterà a ragionare sui problemi dell’agricoltura con un’ottica ristretta. Si rischia quindi un isolamento culturale, invece di affrontare con una visione strategica la difficile competizione internazionale».
«Pasqua ha ragione a dire che il tavolo verde non rappresenta tutta la filiera del agroalimentare – ribatte l’Assessore alle Politiche dell’Agricoltura e del Turismo, Luca Zaia – perché il tavolo verde si occupa del mondo agricolo e l’organismo di consultazione che si deve occupare del mondo dell’agroalimentare è il “tavolo agroalimentare”».
La legge infatti, prevede che il Comitato può costituirsi come “tavolo verde” e “tavolo agroalimentare”. Il primo si deve interessare delle questioni riguardanti lo sviluppo, il rafforzamento, il rinnovamento e la valorizzazione delle imprese agricole, mentre il secondo si occupa delle questioni relative allo sviluppo dell’intera filiera agricolo-alimentare ed agroindustriale. «I tavoli di concertazione – prosegue Zaia – sono importanti ed alcuni vengono costituiti per legge, ma non cerchiamo di vincolare tutti i problemi dell’agricoltura e dell’agroalimentare al fatto che si riunisca un tavolo o meno, perché ritengo che questa sia un’affermazione troppo riduttiva di un’attività di confronto che va alimentata costantemente da più fronti».
Ma il gruppo delle industrie alimentari di Confindustria Veneto insiste sul fatto che il tavolo verde «non tenga in adeguata considerazione l’intera filiera alimentare, che comprende sì i produttori agricoli, ma necessariamente anche i settori della trasformazione e della distribuzione», ribatte Pasqua.
«Non c’è nessuna volontà di ghettizzazione, di isolamento o di non fare, – risponde l’assessore regionale all’agricoltura – e per questo ritengo che all’interno di un tavolo di confronto sia importante considerare tutte le parti in causa. Questi tavoli hanno proprio la funzione di garantire la concertazione consultiva su linee di condotta macro, ma non dobbiamo dimenticare che le decisioni vanno poi prese a livello di assessorato o di giunta regionale».
«Noi industriali del comparto agroalimentare – conclude il presidente Pasqua – riteniamo che ragionare secondo logiche di filiera non solo sarebbe coerente con la politica regionale di costante valorizzazione dei distretti produttivi, ma favorirebbe lo sviluppo di innovazione e di nuovi progetti in un settore sempre più esposto alla concorrenza straniera. Le imprese chiedono quindi di non perdere ulteriori occasioni per far fare un salto di qualità all’intero comparto alimentare del Veneto».
«Stiamo facendo un piano di sviluppo rurale, – chiude Zaia – che comprende tutti i comparti della filiera, dalla produzione agricola alla trasformazione e distribuzione propriamente del agroalimentare. Abbiamo investito oltre 800 milioni di euro e manteniamo un confronto con quasi 200 interlocutori rappresentanti di tutte le categorie. I tavoli non sono la soluzione di tutti i mali, anche se hanno una valenza fondamentale come sede in cui può esistere uno scambio di idee o linee di condotta, ma ribadisco che la soluzione dei problemi passa da un confronto quotidiano».
L’Adige, 11 Febbraio 2006, pagg. 1 e 5