«Autostrade finisce in dote ad Albertis? Il problema non è nostro, casomai è dell’Anas e del Governo italiano nel caso il nuovo gruppo non rispettasse lo scheduling dei lavori che ha promesso di fare per avere la concessione sino al 2030. Ma per noi, operatori a capitale prevalentemente pubblico, nulla cambia. Andare a Treviso o a Barcellona fa poca differenza. Anzi, Barcellona è meglio…». Aleardo Merlin è il presidente della Brescia-Padova ed è stato il protagonista della Contro-Opa ai tempi della scalata Benetton. Accetta di spiegare al blog de L’Adige cosa cambia, o meno, nel grande risiko delle autostrade italiane. [//]
Davvero non teme il nuovo gruppo?
Non vedo perchè dovrei. L’operazione testimonia il valore delle società autostradali italiane; di fatto, aumenta il nostro valore sul mercato. Ma siamo troppo diversi per obiettivi e per filosofia. Operiamo su livelli e con obiettivi diversi: noi vogliamo fare più infratsrutture, loro più utili. Legittimamente. L’unica nota positiva è che finalmente riusciremo a fare corpo alla nostra Confederazione del Nord. Hanno già aderito la Serravalle, la Centropadana, la Brennero, noi e la Venezia-Padova. Mancano soltanto le Autovie Venete, nonostante le polemiche dichiarazioni dell’assessore friulano Sonego. Noi iniziamo a mettere assieme progetti e idee. Poi si vedrà.
Non teme che il supergruppo possa portarvi via i nuovi appalti?
Figuriamoci. In ogni caso se sono capaci di fare nuove autostrade a prezzi inferiori, e quindi a pedaggi inferiori, ben vengano. I nostri soci vogliono più infrastrutture per ridurre il gap nazionale. Un esempio: la Cremona-Mantova è stata proposta dalla Centropadana in project financing; la Regione Lombardia l’ha messa in gara ed hanno vinto proprio gli spagnoli. Risultato? Tutti contenti. L’austrada si farà, a costi inferiori, e la Centropadana si è vista ristornare i costi del suo progetto. Ma i suoi soci, le comunità lombarde, sono comunque state soddisfatte.