Paolo De Castro nel mirino del Veneto: «Così distrugge la nostra zootecnia»
“Vogliamo permettere che l’agricoltura del Nord venga trattata come una Cenerentola?”. Questa è la domanda che si è posto il Vicepresidente della Giunta Regionale del Veneto, Luca Zaia,[//] dopo aver letto la bozza di decreto di applicazione dell’articolo 69 sulle misure relative alla zootecnica da carne, all’ordine del giorno dell’odierno Comitato Agricoltura riunitosi a Roma. “La risposta è un no netto – ha continuato Zaia – il Veneto non ci sta ad essere la Cenerentola d’Italia ed è proprio per esprimere la mia più totale delusione e irritazione che ho scritto immediatamente al Ministro Paolo De Castro”. “Non posso che confermare – ha detto Zaia – la mia posizione di totale contrarietà verso le misure proposte che sono: la concessione del pagamento supplementare ai seminativi solo a grano duro e soia e, nel settore carne, del pagamento supplementare solo alle vacche nutrici”. “L’unico rilevante effetto che mi pare di cogliere da tale assurda iniziativa – aggiunge Zaia – è quello di voler promuovere la redistribuzione delle risorse tra Regioni, ma di farlo a scapito degli allevatori e del sistema di allevamento del Veneto. Infatti si tenga ben presente che, nella nostra regione, l’allevamento del vitellone da carne rappresenta, da solo, il 35% del dato nazionale ed è basato sull’allevamento e l’ingrasso del ristallo con largo impiego del mais nella razione. Se dunque andiamo a quantificare la perdita che deriverà dall’accettazione della proposta, scopriamo che questo giochino ci costerà 6 milioni di euro solo in termini di premio”. “Ciò detto – ha concluso il Vicepresidente veneto – si capirà bene perché non posso assolutamente tacere di fronte a quella che considero un’evidente intenzione da parte del Governo di comprimere i già limitati margini di competitività degli allevatori veneti, sia mediante l’aumento dei costi: il mais, componente principale della razione per gli animali, non potrà più accedere all’aiuto supplementare; sia mediante la riduzione dei redditi: i capi allevati, infatti, non avranno più diritto al pagamento supplementare”.