È scaturita dall’iniziativa di Confindustria Verona, che ha coordinato tredici aziende “apripista” nell’azione legale di opposizione a una anomalia esercitata dal fisco italiano,[//] la clamorosa sentenza della Corte di Giustizia europea che nei giorni scorsi ha condannato l’Italia a restituire l’Iva indebitamente trattenuta sugli acquisti e le spese di funzionamento degli automezzi: una decisione che potrebbe far rientrare nei bilanci delle aziende una cifra enorme. Solo nella prima fase della vicenda promossa da Confindustria Verona, nonostante il numero limitato di imprese che hanno presentato il ricorso, l’importo per cui è stato ottenuto il rimborso supera i 6 milioni di euro: e se se tutto il sistema imprenditoriale scaligero seguisse la stessa strada, si potrebbe esigere la restituzione di una cifra potenzialmente vicina ai 100-150 milioni, a fronte di una massa di rimborsi stimata dal governo in almeno 10 miliardi di euro. “Il risultato ottenuto in sede europea dall’azione legale promossa da Confindustria Verona – sottolinea il presidente Gian Luca Rana – non rappresenta solo un successo sul piano giuridico, ma soprattutto una positiva azione di lobby a vantaggio di un sistema che deve premiare l’eccellenza. Nel dare impulso all’iniziativa, Verona ha infatti potuto operare di concerto con il Coordinamento tributario delle associazioni imprenditoriali del Triveneto. E ora gli effetti del ricorso andranno a beneficio di tutte le imprese, che si vedono riconosciuto un diritto negato da più di vent’anni”. Oltre all’aspetto finanziario ed economico del rimborso, Piazza Cittadella evidenzia che l’iniziativa è servita a evitare la penalizzazione delle imprese italiane rispetto ai concorrenti comunitari che non avevano analoghi vincoli al recupero dell’Iva. Oggi grazie alla sentenza europea tutte le imprese, non soltanto quelle aderenti al sistema confindustriale, potranno esercitare il diritto a richiedere il rimborso nei modi e nei tempi già specificati in un decreto d’urgenza del governo. “Con la sentenza della Corte europea – aggiunge Rana – non vogliamo comunque considerare esaurita l’azione a favore del sistema. Confindustria Verona al contrario intende garantire assistenza informativa e tecnica a tutte le imprese, appartenenti a qualunque categoria produttiva. È essenziale che attraverso un’azione comune sia riconosciuto il diritto delle imprese a che la competitività del sistema non sia messa in pericolo dalle stesse normative nazionali”. L’azione legale promossa da Confindustria Verona tendeva a ristabilire un diritto negato, facendo riconoscere alla Ue che le regole italiane di indetraibilità nel campo dell’acquisto e dell’impiego di autovetture e autoveicoli contravveniva alle norme della Sesta direttiva comunitaria. Ma per ottenere questo risultato è stato necessario coinvolgere le imprese per sollevare la questione prima nelle commissioni tributarie nazionali per poi ottenere il rinvio davanti alla Corte di Giustizia. Le aziende veronesi coordinate dal servizio tributario di Confindustria hanno dunque dato vita a una “class action” che potrà avere ricadute positive sul mondo produttivo scaligero e su tutti gli imprenditori italiani. In conclusione, anche questa iniziativa conferma (com’era avvenuto per l’abolizione della “Tassa sulle società” e come sta accadendo per l’Irap) la funzione di supporto a favore delle imprese e di stimolo nei confronti del mondo politico e giuridico, con l’obiettivo di un ammodernamento e di un adeguamento del Sistema Paese alle nuove sfide del mercato globale.