Il Cueim vola in alto
Il Cueim punta a realizzare un fondo di venture capital per finanziare progetti di ricerca per il mercato. Dopo gli ottimi risultati economici del 2005, l’associazione guidata dal professor Golinelli si conferma come una realtà accademico-economica capace di stabilire una proficua[//] relazione con il mondo industriale… Peccato che Verona non se ne sia nemmeno accorta. C’eravamo lasciati meno di un anno fa con un appello di collaborazione e interazione lanciato sulle pagine de L’Adige dal Cueim, il Consorzio Universitario di Economia Industriale e Manageriale, e rivolto al sistema economico e istituzionale della nostra città. «La nostra associazione – spiega il presidente Gaetano Golinelli – per quanto sia stata fondata e abbia la sua sede storica e operativa a Verona, ha scarsa fortuna in questa città. La ricettività del sistema economico scaligero non sembra essere tale da avviare una collaborazione proficua per entrambe le parti». C’è stata anche una piena disponibilità da parte del Cueim per sostenere il parco scientifico Star, ma non sono arrivate risposte e nemmeno ringraziamenti per l’interesse dimostrato. Il Cueim rappresenta oggi, per il sistema accademico ed economico nazionale, un punto di riferimento e di raccordo nel dialogo tra mondo della ricerca e imprenditoria, tra cultura e operatività economica. Costituito come “rete multipolare”, il Cueim raccoglie tra i soci 19 atenei italiani (le università di Verona, Roma “La Sapienza”, Calabria, Cagliari, Pavia, Trento, Salerno, Cassino, Politecnica delle Marche, Bari, Viterbo, IULM di Milano, Brescia, Foggia, Lecce, Roma Tre, Torino, Messina e Macerata) e realtà economico-istituzionali quali Federutility, Consorzio Studi Universitari di Verona, Consorzio Zai, CCIAA di Verona, Società Cattolica di Assicurazione, Sviluppo Italia Calabria, Pirelli, Bic Lazio, Banca di Verona, Banca Agrileasing e Cassa Rurale ed Artigiana dell’Agro Pontino Bcc. «Il Cueim – prosegue Golinelli – con il bilancio 2005 ha terminato un percorso che l’ha portato a dotarsi di un patrimonio e di una liquidità adeguate ad un’associazione che può e vuole operare nel mercato. Sotto il profilo dell’andamento economico il 2006 andrà bene, il pre-consuntivo è positivo, e credo che nel 2007 potremmo avere un portafoglio di attività ben consolidate e importanti». Professore, negli ultimi anni il Cueim è cresciuto e si è assestato sul piano operativo. Cosa ha contribuito a realizzare questi risultati? L’associazione attualmente collabora con importanti istituzioni nazionali, Ministero dell’Ambiente e Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, e con importanti realtà economiche nazionali, quali Alenia Aeronautica, per citare alcuni nomi. Siamo una struttura aperta come voleva il fondatore Giovanni Panati all’interno della quale il mondo accademico, delle istituzioni e delle imprese possono lavorare in una prospettiva di tipo sinergico. Al Cueim collaborano dagli 80 ai 100 ricercatori e abbiamo creato un sistema che parla al mercato e non un sistema in cui prevale l’autoreferenzialità accademica. Il nostro obiettivo per il prossimo futuro è la nostra missione stessa che si fonda sulla combinazione tra rigore scientifico e orientamento pragmatico, attraverso l’applicazione della conoscenza manageriale in favore di una crescita economica e sociale della collettività. Come sarà il Cueim di domani? Qual è il vostro sogno? Un’idea che ci affascina e un sogno che vogliamo realizzare è quello di cofinanziare progetti di ricerca e innovazione da proporre sul mercato. Attraverso una forma di venture capital, vorremmo istituire con le nostre risorse economiche un fondo rotativo di 200/250 mila euro per finanziare una serie di progetti di tecnologia e innovazione, startup che siano in grado di trasferire la ricerca sul mercato per renderla competitiva; in altre parole questa è un’azione finanziaria, una specie di microcredito avanzato. In questa direzione stiamo già cofinanziando un progetto con il Ministero della Ricerca per la realizzazione di una metodologia di supporto ai processi decisionali d’impresa basata su strumenti informatici. Avete realizzato anche un percorso di internazionalizzazione delle attività… L’internazionalizzazione è un processo che non poteva che vederci coinvolti e nel quale stiamo investendo per creare solide relazioni. Guardiamo con particolare interesse all’area del Mediterraneo, naturale bacino economico commerciale per l’Italia. Stiamo realizzando due importanti progetti in Egitto: il primo, avviato con la collaborazione tecnologica di Israele, è sulla filodepurazione (depurazione delle acque nei piccoli villaggi) mentre un secondo è sul biodiesel. Sulla sponda l’estremo oriente abbiamo rapporti con India e Cina. In Cina abbiamo 5 nostri ricercatori che stanno realizzando un progetto commissionato dal Ministero dell’Ambiente sul tema inquinamento.