La pittrice simbolo dei folli Anni Venti torna a Milano dove ebbe la sua prima personale. La grande retrospettiva di Tamara de Lempicka (Varsavia 1898 – Cuernavaca 1980) allestita a Palazzo Reale, fino al 14 gennaio 2007 [//]ha un particolare significato, perché proprio a Milano, nella galleria del conte Emanuele Castelbarco, Bottega di Poesia, che era situata in via Montenapoleone 14, avvenne la prima mostra personale di Tamara de Lempicka, nel 1925. A distanza di ottant’anni, Milano ripropone l’infinito fascino del lavoro e delle idee di Tamara alle nuove generazioni di visitatori. La mostra, a cura di Gioia Mori, celebra l’artista polacca che giunge a Milano dopo aver conquistato Londra, Vienna e Parigi con le mostre a lei dedicate tra il 2004 e il 2006. Pittrice cosmopolita e icona dell’Art Déco, Tamara de Lempicka ha creato immagini che sono diventate il simbolo di un’epoca, “i folli” anni Venti e Trenta di cui diventa la più brillante interprete, introducendo nei suoi dipinti i simboli della modernità e rappresentando la donna emancipata, libera, indipendente e trasgressiva. Considerando la vita come un’opera d’arte e sostenuta da una volontà ferrea di affermazione, Tamara coltiva il suo talento artistico, ma anche costruisce con cura la propria immagine di donna elegante e sofisticata, divenendo presto la protagonista stravagante della mondanità europea. Sono in mostra a Palazzo Reale 60 straordinari dipinti e 10 disegni di Tamara de Lempicka, tra cui un disegno totalmente inedito: Portrait de Bianca Belinsioni (1925) della Collezione Suzanne and Selman Selvi, e più della metà dei dipinti mai esposti in Italia o mai più esposti dopo la personale a Bottega di Poesia nel 1925. La mostra ripercorre la carriera di questa affascinante artista polacca che visse in Russia, a Parigi, in Italia, per approdare poi negli Stati Uniti e passare gli ultimi anni della sua vita in Messico. Attraverso una meditata scelta delle opere pittoriche e dei disegni, ma anche di documenti, fotografie, immagini di repertorio, viene ricreata l’atmosfera del tempo, i grandi eventi storici, ma anche le tendenze dell’arte a lei contemporanea, in un percorso che consente al visitatore di immergersi e di immedesimarsi nel mondo e nella vita dell’artista, piena di “glamour” ma segnata anche dai grandi eventi storici del Novecento. Mantenendo costante il parallelismo tra la vita e l’opera di Tamara, la mostra si struttura in un percorso di 12 sezioni tra cui Una polacca da San Pietroburgo a Parigi e Da Castelbarco a D’Annunzio che approfondisce la figura di Castelbarco, importante uomo di cultura della Milano degli anni Venti e la sua attività di editore e gallerista, e quella di Gabriele D’Annunzio, l’uomo che Tamara rifiutò durante un burrascoso soggiorno al Vittoriale. In mostra anche 12 lettere scritte da Tamara de Lempicka al “Vate”, provenienti dall’Archivio del Vittoriale di Gardone. Altre sezioni sono dedicate ai Percorsi paralleli: i “neoclassici” italiani, Il “perverso” stile Lempicka, Un’artista “alla moda”, La “charmante” Tamara, stella di Parigi, “Una depressione da artista”, “L’esotica” Tamara negli Stati Uniti. Infine “La regina del bizzarro” ovvero la definizione usata da un critico francese in un articolo che ricordava le follie di Tamara negli anni Venti e Trenta, uscito in occasione della sua personale a Parigi nel 1961. Ma Tamara non smentisce questa indovinata definizione neppure da donna matura. In questa ultima sezione, alcune fotografie di Tamara al vernissage della personale alla Galerie du Luxembourg, a Parigi, testimoniano il suo ritorno in auge nel 1972. Tamara diventa così un fenomeno mondiale, e strappa a tutti i compagni di strada dell’École de Paris degli “anni folli” il titolo di “icona del Déco”.