Codici miniati, dipinti, sculture lignee e in marmo, calici, ostensori e altre preziose opere di oreficeria narrano le radici cristiane di queste terre e testimoniano nei secoli l’attenzione ai temi evangelici del Cristo risorto nelle diverse espressioni artistiche[//]. Segni e simboli, già presenti in età paleocristiana, da Aquileia si diffondono nell’area tra l’Alto Adriatico e le Alpi Orientali: le immagini sacre sviluppano inflessioni artistiche distinte per epoca, committenza, aree culturali. ”Splendori del Risorto. Arte e fede nelle Chiese del Triveneto” è il titolo della mostra che rimarrà aperta fino al 7 gennaio al Mueso Miniscalchi Erizzo. L’itinerario espositivo si sviluppa in cinque sezioni tematiche: la Risurrezione, le Apparizioni, il Risorto e l’Eucaristia, le Radici cristiane, il Risorto e la liturgia. Il mistero pasquale ci rivela che il sacrificio di Cristo in croce è il passaggio necessario per la Risurrezione. Per questo, incipit della sequenza espositiva è il Crocifisso ligneo del XIII secolo proveniente dalla cattedrale triestina di San Giusto. A questo segue una sezione dedicata alle raffigurazioni dell’evento della Risurrezione, tra cui emergono il “Cristo risorto” di Alvise Vivarini (chiesa di San Giovanni in Bragora di Venezia) che riassume, emblematicamente, l’età quattrocentesca ed apre al nuovo secolo; il “Risorto” di Hans Klocker (Museo Diocesano di Bressanone) che si fa interprete di una cultura nordica, ancora attratta dalle forme gotiche ma innervata in un naturalismo forte ed esplicitamente dichiarato. Nel Cinquecento l’ambientazione narrativa, interpretata da Pordenone, Paris Bordon, Paolo Farinati, Domenico Tintoretto e Domenico Brusasorzi, nelle pale d’altare si fa interprete, dopo il Concilio di Trento, di un dialogo per immagini nel quale pensiero teologico e partecipazione emotiva sono correlate. Tale ideazione, su influsso caravaggesco, si rafforza nel Seicento nell’opera di Marcantonio Bassetti e di Antonio Giarola. Nel Settecento, con Giambattista e Giandomenico Tiepolo, luce divina e luce atmosferica si fondono in un’interpretazione universale e senza tempo del sacro mistero. Collegate alla tradizione bizantina e orientale, nella quale la Risurrezione è presentata secondo il canone iconografico della discesa agli inferi, sono esposte in mostra due singolari opere: una legatura bizantina della Biblioteca Marciana con la Discesa di Cristo al Limbo, e un rilievo trecentesco in alabastro del Seminario di Rovigo di uguale soggetto. La mostra espone alcuni esemplari di libri liturgici miniati tra cui lo splendido Sacramentario gregoriano di età ottononiana (XI secolo), insieme al prezioso reliquiario a busto di san Silvestro papa, eseguito dall’orafo fiorentino Antonio di Salvi, eccezionalmente prestato dalla diocesi di Belluno. Per la vita affettiva è stata scelta l’immagine materna della Virgo lactans, scolpita nell’esemplare romanico della Basilica di Aquileia. La mostra propone al visitatore un itinerario, oltre che artistico, spirituale che dalla risurrezione porti alla speranza della fede condivisa, quella fede che nei duemila anni di cristianesimo si è espressa anche attraverso il linguaggio dell’arte.