Le acque agitate della finanziaria subiscono ulteriori straventi, improvvisi fulmini e lampi annunciatori. Ma non si sa di che cosa. Sono prevalentemente problemi a Palazzo, molto romani[//]. La frantumazione generale rende tutto difficile da governare, impedisce le strategie a favore delle tattiche, dà spazio ai “retroscenisti” spesso curatori di situazioni più che informatori sulle stesse. La confusione, pur dentro lo schema dello scontro diretto tra maggioranza e opposizione, va diffondendosi sempre più. L’Udc di Casini, finora leale in Parlamento, marca la “differenza” sulle piazze ed organizza la manifestazione di Palermo proprio quando Berlusconi e Fini la organizzano a Roma. Così evidenzia che l’unità del centrodestra non è così granitica come vorrebbe il Cavaliere. La Lega Nord, per bocca di Speroni, afferma di non essere di destra o di sinistra e di potersi alleare con chiunque pur di arrivare alla devolution. E’ il Ds Vannino Chiti che le chiede il sostegno esterno in cambio di approvazione di quella legge tanto demonizzata con il referendum. Bonaiuti dice che no, la Lega è fedele: ma sappiamo bene come iniziano alti processi che poi non si controllano più. E Berlusconi ne sa qualcosa! In compenso a sinistra l’ex Presidente Dini si agita, critica il Governo per le sue continue incertezze e per le grandi quantità di emendamenti… alle sue stesse proposte, vuole – apparentemente – che Prodi ponga la fiducia. Ma – nel primaverile autunno romano, salottiero, amante del gossip politico, abituato a “pensar male” perché si indovina quasi sempre -, si dà per certo che il Lambertone intravede la crisi, naturalmente dopo la finanziaria, e vuole ripetere l’esperienza di presiedere un governo di transizione come quello del dopo il Berlusconi 1. Queste ambizioni movimentano molto il mercato del potere, del sottogoverno, del chiacchiericcio demolitore che rende più distratto e coinvolto il già grande lavoro della burocrazia romana! Non credo però che questo difficile, accidentato percorso sia così breve e non ci crede neppure Berlusconi desideroso ma non pronto a tornare in campo.I sondaggi gli dicono che la sinistra è in veloce discesa, che in pochi mesi ha perso un sacco di consensi nelle sue stesse aree di sostegno. Sa che oggi il centrodestra vincerebbe e bene. Ma per fare che, a parte alcune attenuazioni economiche? Notoriamente i provvedimenti più duri e “di destra” vengono presi dalla sinistra, più gradita ai sempre potenti sindacati, alla gente che li deve subire e viceversa. In una situazione così confusa però Prodi tiene ben stretta la sua “speciale” alleanza a sinistra, con Bertinotti ed i comunisti di Diliberto, e la sinistra dei DS. Certo così fa inferocire D’Alema e Fassino, per non parlare di Rutelli. Ogni mossa ora favorisce un terremoto. E’ l’ideale per Prodi che ama stare fermo. Così la situazione può durare e magari consolidarsi un poco. Con il risultato però di un sempre più diffuso scontento nel Paese. Alle prime scadenze elettorali si vedrà, anche se solo amministrative e fortemente caratterizzate dai candidati. La prima vera verifica sarà quella. Anticipare i tempi non serve a nessuno.