Lunedì scade il termine per la presentazione formale delle domande di acquisto del 31% di Alitalia ancora nel controllo del Tesoro. Le manifestazioni di interesse finiranno poi direttamente sul tavolo di Romano Prodi che dovrà scegliere fra la cordata “di casa” guidata da Carlo De Benedetti col supporto della Sopaf[//] (più vicina all’area politica del Centrodestra, tanto che nel suo board figura persino Adriano Galliani), quella di AirOne e quella Air France che comunque sarà della partita come confermato dalle dimissioni del suo presidente Spinetta dal board della compagnia per evitare posizioni di conflitto d’interesse. Ci sarà una cordata italo-canadese collegata alla compagnia area del Dubai, Emitares, guidata dal finanziere milanese di origine armene, Paolo Alazraki, l’unica ad annunciare la disponibilità a versare nelle esauste casse della compagnia di bandiera 1,1, miliardi di euro cash nel giro di un mese. All’appello mancano però ancora i dettagli dell’operazione “veneta” – con possibile capofila la Popolare di Vicenza – sollecitata dal presidente regionale, Andrea Riello, ma di cui non sono stati indicati i possibili partner e le liason operative. Della partita si è chiamato fuori l’unico operatore veneto del settore, Paolo Sinigaglia di Alpi Eagles, che quasi quattro anni fa lanciò per primo l’ipotesi dell’acquisto da parte di un pool di privati di Alitalia. Tutti i nomi di peso – da De Benedetti a Della Valle, a Lufthansa (attraverso AirOne) – hanno già messo le carte sul tavolo. Mancano all’appello con qualche dettaglio operativo proprio i veneti. Il che fa pensare che Alitalia ripercorra un po’ il caso della fantomatica “contro-Opa” avanzata dalle austrade venete in contrapposizione all’acquisto della società Autostrade Spa da parte del gruppo Benetton. Un ballon d’essai, un tam-tam mediatico che è servito a tener desta l’attenzione sull’operazione, allungandone tempi e costi, ma che alla fine non ha portato a nulla. Allora, come forse oggi, di progetti concreti sul tavolo non se n’ erano visti, e ancor meno i miliardi di euro necessari a chiudere l’operazione. Nel frattempo Alitalia deve ancora confermare se le sue perdite nel secondo semestre sono state in linea con quelle del semestre precedente (221 milioni su 2043 di traffico realizzato) oppure se davvero c’è stato uno sfondamento sino a 400 milioni.