Il presidente Napolitano ha voluto ricordare ai vicentini, ma ancor più a tutti gli altri, che le decisioni le prendono le istituzioni e non sono di competenza della piazza. E’ una saggia esternazione ma sappiamo bene quanto conta invece la piazza perché esprime l’energia popolare[//]. La quale, come l’energia elettrica, può andare a corrente alternata. Se la piazza si oppone a Berlusconi allora il suo peso è fondamentale, il suo giudizio irrinunciabile, la sua volontà inappellabile. Se però la piazza contesta una decisone del governo di centrosinistra allora, giustamente, si fa rilevare che …non è competente per materia. Neppure quando tra i manifestanti ci sono uomini di governo o segretari di partiti essenziali per la vita del governo stesso. Certo la piazza non decide ma conta e influenza le decisioni soprattutto quando esprime opinioni ben condivise all’interno della compagine governativa. Quindi la piazza conta in diretta proporzione di quanto decide qualcuno che conta di più. Nella graduatoria dei poteri è difficile quantificare quello della piazza che solo eccezionalmente si esprime. Non è confrontabile certo con il potere della finanza, dell’alta burocrazia, di certe lobbies raffinate ed influenti, che – quelle sì – determinano decisioni, provvedimenti, comportamenti politici. La piazza è più appariscente, più rumorosa, più categorica nel suo modo di esprimersi. Troppo spesso però è – consapevole o meno – strumento di chi vuole “un sostegno popolare” per poterlo utilizzare, magari proprio nelle istituzioni. Il Presidente Napolitano lo sa bene e cerca di spegnere le fiammate. Con difficoltà perché la piazza ha i suoi rappresentanti, che non sono lì ma vorrebbero esserci, che hanno forte la vocazione populista pur temperata dalle esigenze del potere. E sono loro a dare più peso alla piazza.