È quasi comica la situazione della Casa delle libertà, ed in parte simile a quella dell’Unione. Se, alcuni Ministri, testimoniano in piazza contro il Governo di cui fanno parte, qui si contesta all’esterno, con dichiarazioni e comportamenti, una linea unitaria che si dichiara valida nei fatti[//], chiedendo liste comuni, candidati unitari dell’Udc, Sindaci ed Assessori rappresentativi, naturalmente, di tutta la “Maison”. In questa situazione c’è tutta la incapacità della classe politica di gestire il presente e di guardare al futuro. Per tutti, l’alleato di oggi è l’alleato di sempre; per tutti l’importante è vincere ora; per tutti il futuro sarà deciso dal potere, quello da ognuno aggregabile. Per tutti con l’ideologia sarebbero morte anche le idee, con i partiti anche la classe dirigente, avendo tutti ha acquisito (credono) “cultura di governo” pensano che l’unica cosa che conta è stare tenacemente al Governo. Perché allora pensare al futuro? E la personale vita politica la misura del tutto, la prospettiva da considerare. “Aprés moi le diluje”. Con l’aggravante di non dover fare i conti con nessun Roberspierre nè con la Francia rivoluzionaria. Nessuno dunque vuol tralasciare il potere di governo per costruire un partito omogeneo, creativo, su di idee, fedele alle stesse; si preferisce trattare per l’oggi con l’alleato che sappiamo già nemico, discorde, con autonomie strategiche. Nel centrodestra è avvenuto prima con la Lega, ora con l’Udc. Nel centro sinistra tra la componente governativa e quella movimentista. Anche qui, come a Roma nessuno ha pensato alla costruzione della forza politica per il futuro, fatta di uomini, di programmi e di idee, di fede, di amore per il proprio Paese. Così ne rappresenta, e molto bene, la commedia degli equivoci. Ciò ha prodotto guasti a tutti i livelli, nei governi locali, nei Comuni, ovunque. Così a Verona vediamo una Udc unita fraternamente a Forza Italia pur di avere il sindaco che però dipende da un tavolo romano dove l’Udc è – o dovrebbe- essere guardata con gran sospetto. A Roma si gioca una partita destinata ad avere più carte in mano per una competizione, certo non solo interna alla Casa delle Libertà. A Verona bisogna agguantare il potere: dopo discuteremo perché, per quali obiettivi, con quali programmi.