Direttore generale senza corona
Esperti contro la Giunta. Questo è ciò che è emerso durante il convegno organizzato dall’Istituto Adam Smith di Verona nel quale si sono confrontati esperti di economia, managers e personalità di spicco della scena politica veronese. Il tema del convegno è spinoso[//]: la proposta di deliberazione, già approvata dalla Giunta comunale di Verona, concernente alcune modifiche allo Statuto di AGSM Verona Spa, tra le quali la più sentita è rappresentata dal ridimensionamento della figura del Direttore Generale (DG), da sempre centrale nel modello di governo dell’impresa in questione, prima e dopo la trasformazione in società per azioni. Al convegno, tenutosi nella bellissima Loggia di Fra’ Giocondo, hanno partecipato, in qualità di relatori, il presidente dell’Istituto Adam Smith, Nicola Fiorini, il presidente dell’Atv, Mario Peruzzi, il deputato dell’Ulivo, Federico Testa e il presidente dell’Adam Smith Society di Milano, Alessandro De Nicola, i quali hanno analizzato a fondo la problematica ed esposto le proprie teorie e soluzioni. Nel presentare la conferenza, il presidente di Adam Smith Nicola Fiorini, ha introdotto il tema da dibattere spiegando che per capire bene il possibile nuovo assetto AGSM bisogna partire dal presupposto che lo Statuto vigente prevede specifiche attribuzioni a favore di Presidente e DG e che i poteri concretamente spettanti al CdA, oltre a quelli indelegabili per legge, sono determinati in termini residuali. «Emerge infatti con evidenza che il DG ha poteri di assoluto rilievo ed è il vero dominus della macchina operativa e le funzioni di gestione attiva gli sono affidate pressochè integralmente». Il Comune, socio unico di AGSM, ha così deciso di intervenire direttamente sullo Statuto modificando l’assetto dei poteri in seno all’azienda, togliendo di fatto poteri al DG, che dovrà essere non solo nominato ma anche regolato sulla durata in carica e sui poteri affidati allo stesso dal Consiglio di Amministrazione. «Anche il ruolo del Presidente viene in qualche misura affievolito, mediante l’abrogazione del potere di assumere provvedimenti d’urgenza. Si assiste pertanto ad una espansione del ruolo del CdA, in cui si concentrano pressochè tutti i poteri e ciò potrebbe portare ad una parcellizzazione delle deleghe tra tutti i membri del CdA». Secondo l’Istituto Adam Smith la proposta di modifica è nata dall’esigenza di intervenire su di una situazione oggettiva di malessere che ha determinato l’avvicendarsi in pochi anni di un numero eccessivo di Direttori Generali ma non è sembrato esserci tuttavia alcuna evidenza empirica che sia il modello attuale in quanto tale a determinare la situazione richiamata poco fa. Al contrario si riscontra che le principali società pubbliche della nostra città sono tutte rette da uno statuto analogo a quello dell’AGSM (al punto che non sembra fuori luogo parlare di un vero e proprio modello veronese di corporate governance) e che le stesse non soffrono assolutamente dei “mali” dell’azienda in questione. In conclusione secondo gli esperti dell’Istituto, il vecchio assetto dell’azienda, oltre ad essere in linea con i più avanzati sistemi di corporate governance così come emerge dall’analisi del Codice di Autodisciplina di Borsa Italiana, sembra aver funzionato in tutte le aziende veronesi che lo hanno adottato, ad eccezione dell’AGSM e questo potrebbe bastare per poter considerare quest’ultima una sorta di anomalia del panorama societario veronese. Infatti i problemi della società sembrano consistere sostanzialmente nella mancata risoluzione di alcuni nodi strategici con responsabiltà da ricercare nell’unico socio e nelle amministrazioni che in questi anni si sono succedute. Diverso è il parere di Federico Testa che prima di diventare deputato è stato membro del Consiglio di amministrazione di Agsm. «I problemi – ha osservato -sono nati per il fatto che il modello di governance tradizionale era pensato su una situazione ambientale statica, su una tranquilla gestione delle aziende in regime di monopolio. Ora per l’Agsm sono necessarie scelte strategiche per rapportarsi ad un mercato in continuo cambiamento e l’attuale statuto è inadeguato al nuovo protagonismo che il Consiglio di amministrazione rivendica. Nelle aziende che si occupano di trasporti e di rifiuti – ha spiegato – la crisi non è esplosa perché possono continuare a lavorare sostanzialmente indisturbati, ma per l’Agsm la situazione è diversa, deve fare i conti con una concorrenza agguerrita, e poi non vanno dimenticati i problemi di Ca’ del Bue». In coda durante il dibattito ha poi preso la parola il Presidente di AGSM Gian Pietro Leoni il quale si è scagliato con veemenza contro l’attuale Statuto, chiedendo un riequilibrio dei poteri, visto il potere enorme, definito praticamente un eccesso di potere, in mano al DG e la inconsistenza delle attribuzioni del Presidente. Ha chiesto inoltre che il CdA definisca i poteri in base al momento storico dell’azienda e che il controllo del Consiglio avvenga tramite il Presidente, prospettando anche la possibilità della creazione di amministratori delegati.