I migranti come risorsa non solo per il Veneto, ma anche per lo sviluppo economico del loro Paese d’origine. Questo il fine del progetto “Migralink”, nato nel marzo del 2005 nell’ambito dell’iniziativa europea Interreg III B CADSES (Central Adriatic Danubian South Eastern European Space) e giunto a conclusione. I risultati del progetto, condotto da Unioncamere del Veneto in collaborazione con la Regione del Veneto, Veneto Lavoro e la Camera di Commercio di Venezia, sono stati illustrati oggi durante la conferenza finale [//]da Oscar De Bona, assessore regionale alle Politiche della Sicurezza e dei Flussi migratori, e Gian Angelo Bellati, direttore di Unioncamere del Veneto. Ricordando la recente firma del Trattato di Lisbona che modifica il Trattato dell’Unione Europea sancendo, in particolare, lo sviluppo di una politica comune dell’immigrazione, Oscar De Bona, assessore regionale alle Politiche della Sicurezza e dei Flussi migratori, ha sottolineato che la partecipazione del Veneto e degli attori locali pubblici e privati ai progetti comunitari contribuisce ad accrescere la responsabilizzazione territoriale. “Nell’ultimo anno – sottolinea l’assessore De Bona – i programmi ex art. 23, attivati in concorso con la Direzione Nazionale Immigrazione, hanno coinvolto oltre cinquecento lavoratori di diverse provenienze, con modalità che superano il sistema delle quote. Stiamo inoltre operando per la riduzione della tempistica, aspetto fondamentale per la riuscita di quelle che dovrebbero essere corsie di ingresso veloci oltre che garantite. Sul versante dell’immigrazione di ritorno volontario, il Veneto sta già sostenendo economicamente progetti di rientro nei Paesi di origine per avviare attività d’impresa. Fondamentale a questo fine sarà il rafforzamento dei rapporti con i Paesi di origine delle migrazioni”. Nell’Unione Europea a 27 Stati, soprattutto dopo l’ingresso della Romania e della Bulgaria lo scorso 1 gennaio, il “Migralink” si è posto l’obiettivo di individuare delle strategie per la governance dei flussi migratori in materia di migrazione di ritorno e, allo stesso tempo, stimolare un tavolo di discussione e confronto fra gli attori istituzionali ed imprenditori-migranti che possono contribuire allo sviluppo locale dei Paesi d’origine. “Realizzare delle procedure efficaci per la definizione di progetti di ritorno rivolti a categorie specifiche di lavoratori e stimolare un processo di monitoraggio del fenomeno della migrazione nello spazio della libera circolazione dell’UE non è facile da attuarsi – spiega Gian Angelo Bellati, direttore di Unioncamere del Veneto –. E la possibilità di “fare impresa” per quanti desiderano tornare nel Paese d’origine presuppone un impegno economico immediato. Ai governi locali interessati spetta l’adozione di una strategia integrata per incentivare la migrazione circolare, tesa a supportare la creazione di relazioni tra Paese d’immigrazione e Paese d’origine; assistere le amministrazioni nella realizzazione di progetti di rientro basati su una formazione professionale; creare un sistema di supporto a favore del migrante che vuole rientrare in patria e sviluppare attività economiche; favorire un processo di monitoraggio”. “Per raggiungere tali obiettivi le Camere di commercio possono essere partner ideale – conclude Gian Angelo Bellati – dato che fra i loro scopi c’è anche quello dello sviluppo economico del territorio; Unioncamere del Veneto vuole con questo progetto appunto spingere gli attori pubblici a lavorare in rete realizzando una semplificazione nei rapporti tra imprese e pubbliche amministrazioni e creando i necessari supporti per l’avvio di nuove iniziative d’impresa”. Dopo uno studio sulle dinamiche migratorie, le politiche e le buone prassi per la governance della migrazione economica, il “Migralink” si è occupato della fase di formazione con una serie di corsi rivolti a stranieri residenti in Veneto sulla creazione di impresa o accompagnamento al lavoro, in particolare presso aziende venete ed italiane in Romania e Serbia. La scelta delle comunità romena e serba non è stata casuale: al 1 gennaio 2007, su una popolazione straniera residente in Veneto di 350.215 persone, 48.207 sono i cittadini della Romania (23.939 maschi e 24.268 femmine) che rappresentano la comunità più numerosa nella nostra regione; 22.415 sono i cittadini della Serbia e Montenegro (12.467 maschi e 9.948 femmine) che rappresentano la quarta comunità straniera regionale dopo quella del Marocco e dell’Albania. I romeni sono la comunità più numerosa a Padova (14.345), la seconda a Verona (11.423), Treviso (10.440) e Venezia (5.278); i serbi, invece, sono la principale comunità a Vicenza (12.093). Graduatoria confermata dai permessi di soggiorno: al 1 gennaio 2007, i cittadini provenienti dalla Romania sono 39.349 (la punta massima a Padova con 13.156, la minima a Belluno con 593), quelli dalla Serbia e Montenegro 18.477 (punta massima a Vicenza con 9.754, minima a Rovigo con 229). I corsi di formazione, ai quali hanno partecipato 23 romeni e 12 serbi, sono durati sei settimane e hanno fornito gli strumenti utili ad avviare un’attività autonoma nel Paese d’origine o inserirsi come lavoratori dipendenti in un’azienda già esistente. Al termine del corso i partecipanti hanno presentato un business plan in base al quale individuare i canali per il finanziamento dei progetti. Le strategie sulla migrazione del ritorno, tappa finale del progetto “Migralink”, sono consultabili in un vademecum bilingue italiano/inglese. Le strategie si articolano in cinque procedure: la creazione di un network; l’impostazione di uno spazio web; la formazione professionale ad hoc; l’accompagnamento del migrante valorizzandone le competenze acquisite al fine di sviluppare una corrispondenza domanda/lavoro e supportare il migrante ad iniziative d’impresa; creare un centro di documentazione, consulenza e coordinamento.