La composizione del nuovo quadro politico pre-elettorale è ormai conclusa. A sinistra con il Partito Democratico e la Cosa rossa. A destra con il Partito del popolo delle libertà. Ora si attende solo l’adesione della UDC, che ha subito la perdita di Tabacci e Baccini da una parte e Giovanardi e dall’altra. [//] L’esigenza è per tutti la semplificazione del sistema, la forte riduzione di simboli minori spesso rappresentativi di piccoli seguiti personali e di conversioni politiche strumentali, spesso finalizzati al disinvolto uso dei finanziamenti pubblici. I due partiti principali dei poli tendono ad aggregare e porre le basi per una nuova legge elettorale maggioritaria, portatrice di chiarezza ed efficacia di governo. Non sarà solo la legge elettorale a produrre tutto ciò, ma potrà dare una grossa mano. Certo è difficile per tutti rinunciare ad una propria vantaggiosa identità, all’essere primo Gallia piuttosto che secondo a Roma. Lo sforzo di Casini e prima di lui di Follini, è stato proprio di mantenere una autonomia capace di veti, di condizionamenti pesanti. Ora però il clima è cambiato, la gente vuole governo, decisioni, rifiuta i giochi degli opportunismi politici e personali, sente il morso delle difficoltà economiche. Vuole risposte. Casini lo sa e sa anche che il prezzo di ciò sta nelle fusioni, nel aggregare ed aggregarsi, guarda alla Rosa bianca di Tabacci, Baccini e Pezzotta ma sa anche che essa sta percorrendo vie diverse e forse con finalità non del tutto dichiarate. Con questa legge elettorale pensa di salvare nel breve periodo l’UDC ma nel medio termine vede buio profondo. Berlusconi sa che non può cedere solo per lui è che rischia l’operazione stessa del Partito delle libertà, la credibilità, il confronto con Veltroni. Nell’inevitabile mercatino finale ognuno deve pagare il suo prezzo. Casini ha sempre detto di essere alternativo alla sinistra: può collocarsi con Berlusconi o vicino ed assieme alla Rosa bianca e condividerne le spine. Certo più dolorose della ingrata convivenza con il Cavaliere.