Il ciclo “Porte aperte” di Confindustria Verona fa tappa nella storica cartiera Alta qualità e prodotti su misura, ma anche partnership vincenti con la clientela. [//]
Non c’è limite all’apprendimento, e se la crescita di un’azienda non può non passare attraverso la profonda conoscenza dei prodotti e dei processi aziendali, è soltanto grazie alle nuove idee, alla creatività e alla formazione che si può costruire una storia di successo come quella di Fedrigoni Group e conquistare (e mantenere) una posizione di primo piano sui mercati.
Un messaggio forte, che mette un’innovazione a tutto campo al centro dello sviluppo e che consente di guardare alle nuove sfide con tranquillità, forti non soltanto di una tradizione consolidata ma anche degli strumenti giusti per affrontare con scelte nuove una concorrenza sempre più agguerrita.
Giunto al decimo appuntamento, il ciclo di incontri “Porte aperte all’innovazione”, che ha portato gli imprenditori di Confindustria Verona nel cuore delle aziende per uno scambio di buone pratiche, è tornato alle origini stesse dell’industria scaligera, affrontando insieme al l Gruppo Fedrigoni le complessità della modernizzazione: come sviluppare la competitività e adeguare le proprie strategie al mercato globale.
“Una tradizione secolare come quella di Fedrigoni rappresenta una base per proiettarsi nel futuro, un tratto culturale che risponde all’esigenza di darsi continuamente nuovi stimoli e standard superiori – ha sottolineato Roberto Ferri, consigliere incaricato all’Innovazione –. Ma il gruppo ha dimostrato anche grandi qualità di ascolto sia nell’elaborare prodotti che nel creare tendenze, grazie a una grande capacità di creare relazioni e partnership con grandi nomi per crescere insieme”.
Al presidente di Fedrigoni Group, Alessandro Fedrigoni, il gradito compito di ripercorrere una storia di successi e di espansione iniziata quasi trecento anni fa, nel 1717 con una piccola cartiera nel Trentino. Da quell’avvio pionieristico allo sviluppo delle macchine, con l’impegno di generazioni di imprenditori attraverso le difficoltà, le guerre, le ricostruzioni, si è snodato il racconto dell’azienda che è oggi il simbolo stesso di un settore cenrale per l’industria e la cultura, che ha dato lustro al nostro Paese.
Ma anche una crescita fatta di nuovi stabilimenti, di sviluppi in Italia e all’estero (come in Spagna o in Sudafrica), di acquisizioni clamorose e temerarie come la Fabriano, i cui debiti erano drammaticamente pari al fatturato ma che oggi è il fiore all’occhiello del gruppo. Una sfida vinta anche grazie alla distribuzione capillare e una capacità di adattarsi perfettamente alle esigenze dei clienti, quando non addirittura di creare gusti e tendenze. Il giro d’affari oggi supera i 600 milioni e deriva quasi per metà dall’estero, dimostrazione che le frontiere non sono un ostacolo quando la qualità è una garanzia.
Un tema, questo, ripreso dall’amministratore delegato Claudio Alfonsi, che ha ricordato le principali partnership del gruppo: un elenco vasto e impressionante di alleati di rango sia nell’industria, che nella moda o nell’agroalimentare, e perfino nelle istituzioni visto che la Banca d’’Italia (come numerosi Stati esteri) si affida a Fedrigoni per realizzare cartamoneta. “Quando abbiamo acquistato la Fabriano ci siamo resi conto che nonostante i disastri della gestione pubblica l’azienda era sana – ha ricordato Alfonsi –. Abbiamo creduto nei manager e nella capacità di ripartire e abbiamo avuto ragione. Oggi quella vicenda per noi è una storia di fiducia e di crescita”.
L’affascinante viaggio della carta, dalla cellulosa degli alberi alle tecniche di lavorazione di base e via via sempre più raffinate, è stato quindi illustrato dal direttore dello stabilimento di Verona, Carlo Codermazzi: carta non solo in bobine o come fogli bianchi, ma tante tinte, filigrane, goffrature, patinature, oltre a decine e decine di formati su misura per tutti i clienti, con soluzioni tecniche e ambientale all’avanguardia.
Prima dell’attesa visita ai reparti al presidente di Confindustria Verona Gian Luca Rana il compito di sottolineare il valore dell’innovazione nel successo di Fedrigoni e di tracciare un bilancio del ciclo di seminari. “La capacità di competere e di superare le difficoltà grazie alle intuizioni e alle idee ha anche un valore etico, perché dimostra che il nostro Paese, il nostro territorio, possono avere successo a dispetto di rallentamenti ed errori. Sono particolarmente colpito – ha aggiunto – dall’importanza attribuita alla formazione: anche se il ritorno si può misurare solo in tempi lunghi, nessuna azienda che abbia intrapreso questa strada ha avuto motivi per rimpiangerlo”.
“Confindustria Verona ha sempre creduto nel valore delle idee – ha concluso Rana – è oggi l’innovazione per noi è un risultato tangibile, di cui andiamo molto orgogliosi”. L’elenco di aziende che hanno ospitato i seminari degli imprenditori scaligeri rappresenta infatti un “catalogo” di eccellenze del territorio: da GlaxoSmithKline a Mondadori Printing, Pastificio Rana, AIA-Veronesi, Riello Group, Manni HP, Finservice, Uteco e Index. Nel corso degli incontri (il prossimo avrà come protagonista Coca-Cola) l’azienda ha messo a disposizione del sistema i propri successi manageriali e organizzativi, portando nuova linfa alla cultura d’impresa e al rapporto tra innovazione e successo.