Nel terzo trimestre 2008 l’attività di prestito delle banche in Veneto a sostegno dell’economia regionale si è attenuata, condizionata da un contesto di recessione economica nazionale. A settembre 2008 il tasso di variazione tendenziale degli impieghi erogati in Veneto è stato del +4,8 per cento, inferiore sia alla media del Nord-Est che alla media nazionale (entrambe +6,3%). [//]

Anche rispetto ai primi sei mesi del 2008 la crescita è stata di minore intensità: nei primi tre mesi l’indicatore aveva evidenziato un incremento del +10,1 per cento, mentre nel secondo trimestre del +7,5 per cento.

L’analisi congiunturale del terzo trimestre 2008 sul sistema bancario in Veneto è stata effettuata da Unioncamere del Veneto e ABI – Commissione Regionale Veneto su dati Banca d’Italia elaborati dal Centro Studi e Ricerche ABI.

Italia, Nord-Est e Veneto. Andamento del tasso di crescita degli impieghi bancari (var.% su anno precedente). Settembre 2008

Restringendo l’analisi ai finanziamenti erogati alle attività produttive (imprese e famiglie produttrici), a settembre 2008 il tasso di crescita tendenziale in Veneto è stato del +7,1 per cento, anche in questo caso inferiore sia alla media registrata nella macro-area di riferimento (+8,3%) che alla crescita media nazionale (+9,1%). Nei primi sei mesi l’aumento era stato più marcato: +10,7 per cento nel primo trimestre, +8,9 per cento nel secondo trimestre.

Stando agli ultimi dati disponibili, la decelerazione della dinamica dei finanziamenti alle imprese sembra proseguire anche negli ultimi mesi dell’anno. A livello nazionale gli impieghi alle imprese non finanziarie hanno manifestato a novembre 2008 un tasso di crescita tendenziale pari al +6 per cento, in rallentamento rispetto al +8,4 per cento di ottobre 2008 e al +14,5 per cento di novembre 2007.

Il rallentamento della dinamica dei prestiti potrebbe aver risentito della debolezza della domanda di credito da parte delle imprese. Secondo quanto emerge dal “Sondaggio congiunturale sulle imprese industriali e dei servizi”, realizzato dalla Banca d’Italia, negli ultimi mesi risultano in aumento sia le imprese che hanno rivisto al ribasso i programmi di espansione della capacità produttiva sia le imprese che prevedono di ridurre i propri piani di investimento per l’anno in corso.

A livello provinciale, il tasso di crescita tendenziale degli impieghi alle imprese e alle famiglie produttrici, a settembre 2008 rispetto agli ultimi 12 mesi, è stato pari al +15,2 per cento a Belluno, al +12,8 per cento a Verona, al +8,6 per cento a Padova, al +6,6 per cento a Venezia, dell’ordine del 4 per cento a Vicenza e Rovigo, al +2,9 per cento a Treviso. Le province che negli ultimi 5 anni hanno registrato i più alti tassi di crescita dei finanziamenti alle attività produttive sono state Verona (+66,4%), Treviso (+53,7%) e Venezia (+54,2%). Crescite leggermente inferiori, ma comunque sostenute, si sono registrate a Padova (+47,8%), Vicenza (+41,6%) e Rovigo (+33,8%); mentre a Belluno la dinamica è stata relativamente più contenuta (+21,9%).

Considerando la dinamica dei finanziamenti ai principali settori economici si rileva come in Veneto, negli ultimi 12 mesi, il settore più dinamico sia stato ancora quello dell’edilizia con un tasso di crescita tendenziale del +13,3 per cento, a fronte di una crescita nazionale del +9,8 per cento. Per gli altri settori la dinamica dei finanziamenti erogati alle imprese è invece risultata inferiore nella nostra regione rispetto alla media settoriale registrata in Italia: in particolare nel settore dei servizi l’incremento è stato del +7,3 per cento, mentre in Italia è stato del +9,8 per cento; nel settore dell’industria l’aumento è stato del +5,8 per cento, mentre in Italia è stato del +10,4 per cento.

Gli altri indicatori

Depositi

A fine settembre 2008 l’ammontare dei depositi ha raggiunto i 59.575 milioni di euro, evidenziando un tasso di crescita del +2,5 per cento, più contenuto rispetto al dato del Nord-Est (+6,2%) e a quello nazionale (+4,8%).

La dinamica dei depositi ha evidenziato un rallentamento rispetto al primo trimestre 2008 (+3,8%), mentre è in linea con il dato del secondo trimestre 2008 (+2,7%).

La minore crescita dei depositi deriva da una interruzione del risparmio da parte delle società non finanziarie (-1,3%) e da una minore propensione per le famiglie produttrici (+1%), mentre si riscontra un incremento per le famiglie consumatrici (+4,4%). Al contrario la raccolta indiretta ha evidenziato una crescita del +13,6 per cento, alimentata principalmente dal maggior ricorso a strumenti meno liquidi e più onerosi per le banche, come le obbligazioni, in aumento del +30,4 per cento rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno.

Prendendo in esame la consistenza dei depositi, si evidenzia il ruolo principale di Padova, come centro di raccolta del risparmio, con 12.436 milioni (+4,5% rispetto a settembre 2007), seguita da Verona con 11.817 (+1,6%), mentre in terza posizione si trova Treviso con 11.116 (+5,2%).

Rischiosità della clientela

L’attività di lending alle attività produttive venete continua a presentare un basso grado di rischiosità, anche se nel trimestre in esame si è registrato un peggioramento, strettamente connesso con il deteriorarsi del ciclo congiunturale.

Il tasso annuale di decadimento[1] negli ultimi 12 mesi è stato del 1,62 per cento contro l’1,37 per cento del Nord-Est e dell’Italia. I valori registrati 12 mesi prima erano risultati pari all’1,12 per cento per il Veneto, 1,15 per cento per il Nord-Est e 1,23 per cento per l’Italia.

A livello provinciale, si sono registrate le seguenti dinamiche: Belluno 1,01 per cento (12 mesi prima era 0,47%), Padova 1,96 per cento (1,16%), Rovigo 1,81 per cento (2,23%), Treviso 1,59 per cento (1,16%), Venezia 1,2 per cento (0,8%), Verona 0,94 per cento (0,82%), Vicenza 2,26 per cento (1,41%).

Struttura del sistema bancario

Nel terzo trimestre 2008 il tasso di crescita degli sportelli, rispetto agli ultimi 12 mesi, ha segnato un incremento del +3,0 per cento, superiore sia alla media nazionale (+2,8%) che alla media del Nord-Est (+2,5%). Lo sviluppo della struttura bancaria nel periodo estivo è stato in linea con la crescita registrata nei primi sei mesi 2008, rispettivamente +3,3 per cento nel primo trimestre e +3,1 per cento nel secondo trimestre.

Se si considerano gli ultimi 5 anni, il tasso di crescita degli sportelli bancari in Veneto è stato pari al +11,4 per cento, segnando un ritmo di espansione più elevato sia della media nazionale (+10,9%) che del Nord-Est (+10,8%).

L’analisi provinciale del tasso di crescita tendenziale degli sportelli, a settembre 2008, ha evidenziato una notevole dinamicità di Treviso (+4,7%) e di Verona (+3,6%). A seguire Padova (+2,9%), Vicenza (+2,6%), Rovigo (+2,2%) e Venezia (+2,0%). Belluno è stata l’unica provincia dove il numero di dipendenze ha evidenziato un leggero aumento del +0,5 per cento.

Estendendo l’analisi agli ultimi 5 anni, emerge l’ottima performance di Verona e Padova che, registrando rispettivamente un tasso di crescita degli sportelli del +15,7 per cento e del +14,3 per cento, risultano essere le province dove la rete bancaria si è sviluppata al ritmo più sostenuto. Tassi di crescita elevati si sono registrati anche a Vicenza, dove gli sportelli sono aumentati rispettivamente del +10,8 per cento. Crescite nell’ordine del +9 per cento si sono registrate a Venezia, Rovigo e Treviso, mentre Belluno ha segnato un tasso di crescita del +2,6 per cento.

Per il Presidente di Unioncamere del Veneto, Federico Tessari, “Gli ultimi dati congiunturali, finora disponibili, confermano che il sistema economico del Veneto non è estraneo alla grave crisi finanziaria che sta colpendo le economie reali. Per la nostra regione, dopo la contrazione dello 0,1% del 2008, la crescita economica di quest’anno è prevista a 0,0% ma per il 2010 risalirà a +0,8%.

In questo scenario i depositi totali sono cresciuti del 2,5%.

L’attività di prestito a sostegno dell’economia regionale, pure in crescita di +4,8%, si è però attenuata su base annua rispetto al +7,5% di giugno. Inoltre, secondo le prime analisi non ancora definitive, il rallentamento potrebbe proseguire anche negli ultimi tre mesi del 2008. Probabilmente ci sarà una maggiore selezione ed attenzione nell’erogazione del credito ma non credo ad una flessione generalizzata. Il nostro sistema economico, sottoposto ad un duro processo di selezione e riposizionamento, ha bisogno di avere il credito in tempi brevissimi. Bisogna assolutamente evitare che si interrompano i flussi di credito al sistema delle piccole e medie imprese altrimenti l’economia si fermerà. Per questo motivo le Camere di Commercio del Veneto hanno stanziato fino ad oggi circa 7,5 milioni di euro a supporto dell’azione dei Consorzi Fidi”.

Per il Presidente di Abi Veneto, Ferdinando Brandi, “il settore bancario italiano si è rivelato, nell’attuale crisi economica, relativamente più solido e stabile che negli altri Paesi europei. Il basso indebitamento e l’elevata propensione al risparmio delle famiglie, unitamente ad una gestione più tradizionale e oculata degli assets da parte delle Banche, anche in settori come quello dei mutui, ha permesso alle banche di continuare a svolgere con efficienza il proprio ruolo nell’economia. Le banche, insomma, hanno sempre svolto e svolgono ancora la loro funzione primaria: fornire in maniera selettiva le risorse raccolte dalle famiglie alle imprese per favorire una sana, equilibrata e duratura crescita dell’economia reale. Le banche italiane – sottolinea ancora Brandi – destinano agli impieghi oltre il 60% della loro attività, contro una media europea del 40%. Nonostante ciò la crisi internazionale, purtroppo, mostra di avere un forte impatto sulle nostre imprese, come evidenziato dagli indici negativi della produzione industriale degli ultimi mesi.

Non siamo di fronte ad una stretta creditizia, ma ad una crescita della domanda di credito pur in un contesto di calo di investimenti e fatturato. In questa difficile congiuntura economica la dinamica degli impieghi, nonostante ciò, rimane positiva. Il vero problema, quindi, non è solo l’insufficiente disponibilità di credito, ma anche l’aumento di fabbisogno finanziario delle imprese che, presente la sua natura, non può trovare risposta esclusiva in nuovo debito, ma anche in una più adeguata capitalizzazione delle imprese.

Le banche – conclude Brandi – continueranno comunque a sostenere le imprese e l’economia, come è nel loro interesse e funzione, prestando nel contempo doverosa attenzione alla qualità del credito”.



[1] Il tasso annuale di decadimento è calcolato come il rapporto tra il flusso annuo di sofferenze rettificate e gli impieghi vivi alla fine dell’anno precedente.