Nella crisi dell’ortofrutticolo tiene il modello cooperativo -dichiara Paolo Bruni Presidente Nazionale Fedagri -.» La stagione ortofrutticola dell’estate appena trascorsa è stata, a Verona come in tutte le altre regioni italiane, una delle peggiori degli ultimi anni: a fronte di un andamento produttivo in linea con le stagioni precedenti, i prezzi alla produzione si sono abbassati vertiginosamente. Il caso più eclatante è stato quello delle pesche e delle nettarine, che ha fatto [//]registrare in tutta Italia una riduzione dei prezzi pagati ai produttori fino ai 20 centesimi, molto al disotto degli stessi costi di produzione pari a 40 centesimi. Le cause di questa crisi sono di varia natura: in generale si può dire che, rispetto a quanto avveniva fino a 4-5 anni fa, non c’è solo e sempre un problema di eccedenza produttiva ma anche un problema di stagnazione dei consumi e di riduzione della capacità di spesa (particolarmente rilevante con la pesante crisi economica planetaria che stiamo attraversando). A ciò va aggiunto che sono cresciute e migliorate le performance produttive e commerciali di altri paesi del mondo: tutto ciò contribuisce ad aumentare e a rendere più difficile la competizione mondiale.
Un altro importante fattore di crisi risiede nella crescita del potere contrattuale della Grande Distribuzione europea: ci sono pochi soggetti in concorrenza tra loro che praticano politiche commerciali in cui a prevalere è quasi sempre la logica dell’acquisto al ribasso. A tutti questi fattori concatenanti, che generano una situazione di crisi per le nostre produzioni, la cooperazione ortofrutticola veronese può continuare a dare risposte concrete, proseguendo sulla strada – che si è rivelata vincente – della concentrazione dell’offerta. “Aggregarsi per crescere e crescere per competere” è stato per anni il motto di Fedagri-Confcooperative. E sicuramente sono diventate più forti e più competitive, nei mercati nazionali come in quelli esteri, le diverse cooperative e Organizzazioni di produttori che si sono costituite nella provincia di Verona.
Risultati ragguardevoli in termini di varietà e qualità culturali e di innovazione nelle tecniche produttive sono stati raggiunti in questi anni dalle OP Apo Scaligera, OP C.O.Z., O.P. Camposole, O.P. Nordest, l’Op del Garda e il e O.P. Consorzio Ortofrutticolo Padano, a cui si aggiungono le cooperative il Consorzio Verde Europa, il C.O.M., lo S.C.O.B. il C.O.B. , la cooperativa La Primavera, la Pila e la Colombare e numerose altre minori. Organizzazioni produttori e cooperative di grandi numeri alle quali Fedagri non ha mai fatto mancare manifestazioni di stima e apprezzamento. Siamo fermamente convinti infatti, in particolare in questo difficile contesto di mercato, che il ruolo della cooperazione sia sempre più strategico per concentrare l’offerta e rafforzare il potere di mercato delle produzioni ortofrutticole italiane. La cooperazione è il modello imprenditoriale più capace di tutelare il reddito del socio, in virtù del suo forte radicamento sul territorio ed è uno strumento assolutamente adeguato per garantire un maggior “peso” della struttura produttiva e, conseguentemente, maggiori capacità di confrontarsi con il mercato di riferimento
La cooperazione della provincia di Verona ha già dei numeri di tutto rispetto: 59 cooperative attive, oltre 4.800 soci aderenti a Fedagri-Confcooperative. Il volume d’affari supera i 180 milioni di euro con una quota destinata all’export pari al 24% (in gran parte, destinato al mercato europeo e per un 10% all’export extra UE). Sono sicuro che la strada intrapresa sia quella giusta e che il modello cooperativo darà importanti soddisfazioni ai soci produttori. In tal senso, la crisi del settore non deve spaventarci troppo: il carattere anticiclico che è proprio della cooperazione ha già dimostrato in più occasioni di riuscire a tutelare e difendere la redditività dei produttori. Paolo Bruni Presidente Nazionale Fedagri