Il rapporto sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani, Ecosistema Urbano, dossier realizzato da Legambiente con l’Istituto di ricerche Ambiente Italia e il Sole 24 Ore, rappresenta e valuta i carichi ambientali, la qualità delle risorse e la capacità di gestione e tutela ambientale dei 103 comuni capoluogo italiani. [//]

L’obiettivo sostanziale che si pone Ecosistema Urbano è quello di misurare in qualche modo la “febbre” ambientale delle città e l’efficacia delle prescrizioni messe in atto: lungi dal rappresentare un Oscar assegnato alla qualità ambientale complessiva di un’area, esso vuole essere una sorta di “termometro” della sostenibilità. Dal rapporto si registra una battuta d’arresto nelle politiche ambientali urbane e una scarsa agilità nello sfruttare le opportunità, anche economiche, offerte da una più attenta e lungimirante gestione dei rifiuti, della mobilità, dell’energia. E’ scarsamente attrattivo il trasporto pubblico (gli abitanti dei capoluoghi, in media, fanno solo un viaggio e mezzo a settimana su autobus, tram e metropolitane), le isole pedonali sono praticamente immutate da un anno all’altro (0,35 mq per abitante), le zone a traffico limitato si sono rimpicciolite (da 2,38 mq per abitante dello scorso anno ai 2,08 attuali), la congestione da quattroruote è identica (circa 64 auto ogni 100 abitanti), mentre sale solo dell’1% l’efficienza della depurazione (dall’88% all’89%), e il parametro migliore alla fine è quello della raccolta differenziata: un +2,79% che però lascia l’insieme delle città ferme al 27,19%, lontano, quindi, dal 50% che andrebbe assicurato entro il 2009.

Seppur in un contesto generalmente statico, tra i capoluoghi di provincia possiamo distinguere città lepre, città formica e città gazzella.

Tra le lepri compaiono sicuramente Verbania e Novara con percentuali di raccolta differenziata superiori al 70%, affiancate da Asti, Belluno, Rovigo, Gorizia, Lecco, Trento, Bergamo, Treviso, Alessandria, Biella (tutte sopra il 50% di raccolta differenziata, il target da conquistare entro la fine di quest’anno.

Ci sono, poi città, che come formiche hanno saputo costruire, nel tempo, zone a traffico limitato significative, sviluppato una buona mobilità ciclabile. Tra queste Siena soprattutto, ma anche Mantova, Pisa, Verbania e Firenze. Merita una citazione anche Bari, prima città meridionale che, pur non fornendo prestazioni analoghe a quelle dei comuni menzionati, ha avviato un serio e articolato progetto per favorire gli spostamenti a pedali.

E arriviamo alle gazzelle, agili nel promuovere lo sviluppo del solare termico o del fotovoltaico, come Siena o Cremona, o nel lanciare politiche locali di efficienza e risparmio energetico, come Terni, Rimini o Livorno.

L’altra faccia dell’Italia è quella delle tartarughe: quattro città siciliane, Messina, Catania, Palermo ed Enna che raccolgono in maniera differenziata un decimo di quello che dovrebbero. E da questa parte del Paese non mancano neanche le cicale, che cantano annunciando prodigiosi interventi antitraffico ma hanno un trasporto pubblico praticamente inesistente (Vibo Valentia, Crotone e Latina), zero zone a traffico limitato (una ventina di capoluoghi in tutto), una ciclabilità inesistente o ridotta all’osso (Napoli o Potenza ad esempio). Per non parlare poi delle città elefanti, legate a filo doppio alle fonti fossili (e qui l’elenco è lunghissimo). In questo scenario statico spiccano le performance di Verbania, Belluno, Parma, Bolzano e Siena, che occupano i primi cinque posti della classifica, così come risaltano, stavolta in negativo, gli eco-risultati di Catania, Crotone, Agrigento, Frosinone e Caltanissetta, adagiate sul fondo della graduatoria.

VERONA CINQUANTADUESIMA

Verona, un po’ formica, un po’ gazzella ma anche un po’ cicala, riconquista ventitrè posizioni: si raccolgono sempre più rifiuti in modo differenziato ma si cede alla partecipazione attiva di agenda 21 e alla progettazione partecipata; si riducono i consumi di acqua e di carburante ( più per effetto della crisi che per scelte consapevoli), ma diminuisce la percorrenza media annua per abitante con il trasporto pubblico; si migliorano le politiche energetiche con l’uso di fonti rinnovabili ma si abbandonano (augurandoci che siano solo dei rinvii) progetti di mobilità sostenibile come la tranvia e i parcheggi scambiatori ai poli della città.

La classifica generale di Ecosistema Urbano vede dunque Verona riconquistare la 52-esima posizione, già ottenuta nel 2003. Gli anni successivi al 2003 videro Verona cedere marcatamente posizioni, passando nel 2004 al 58-esimo posto, nel 2005 al 65-esimo e recuperando nel 2006 fino al 58-esimo; nel 2007 si piazzò al 77-esimo posto, riguadagnando due posizioni l’anno scorso, 75-esimo nel 2008.

Questo significativo miglioramento della nostra città nel 2009 è merito di politiche più attente della nostra Amministrazione o demerito delle altre città che, nello sconsolante quadro generale, hanno dimostrato pochissima capacità di innovarsi e pochissima volontà di applicare politiche urbane sostenibili ?

Nel corso degli ultimi anni l’insieme delle città italiane ha mostrato un leggero miglioramento sulla gran parte dei parametri relativi alla qualità ambientale ed alla gestione, mentre sono incrementati i carichi ambientali, in particolare consumi energetici, carburanti e rifiuti, e riservando una scarsissima considerazione per la struttura urbanistica, l’integrazione tra spazi verdi ed edificato, la qualità e l’aspetto degli edifici. Secondo il Rapporto Stern, relazione redatta per conto del governo britannico sugli effetti del global warming nel mondo economico, circa l’80% delle emissioni proviene dalle aree urbane; in Italia oltre il 40% dei consumi energetici proviene dagli usi civili, mentre i due terzi degli spostamenti avviene in aree urbane. E’ inevitabile quindi che un accordo a Copenaghen per ridurre le emissioni di CO2 obbligherà a rivedere i modelli urbanistici, trasportistici ed energetici. La battaglia contro i cambiamenti climatici si trasforma così in un grande fattore di innovazione, di processo e di prodotto, attraverso la riduzione dei consumi energetici e lo sviluppo dell’efficienza, misurandosi soprattutto con tre grandi sfide. La prima sfida riguarda l’edilizia. Efficienza energetica e diffusione nel territorio delle rinnovabili devono far ripensare il modo di costruire e di gestire gli edifici. La seconda sfida riguarda la mobilità, a partire dalla soluzione dei problemi dei pendolari, favorendo la mobilità ciclabile ed il trasporto pubblico. La terza sfida riguarda l’inversione dell’effetto detto “isola di calore”, attraverso una diversa gestione delle risorse naturali in area urbana, a partire dalle aree verdi e dalla gestione dell’acqua, rafforzando la biodiversità, la presenza di alberature, il recupero e riutilizzo delle acque meteoriche e grigie. La sfida anche per Verona parte quindi dal “Piano casa” in fase di approvazione, limitandone l’applicazione alle sole richieste di miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, senza premi volumetrici ma incrementando eventualmente i contributi e le detrazioni già attive. Verona ha poi bisogno della tramvia integrando il trasporto urbano a quello provinciale. La tramvia è la soluzione per il trasporto delle grandi quantità di passeggeri in città, ma soprattutto permette di assorbire l’elevato volume dei treni e dei bus dalla provincia (sistema a rete). Quindi in città avremo più bus nei quartieri e nelle zone non toccate dalla tramvia e nel territorio provinciale avremo meno autobus sulle direttrici ferroviarie e più nei paesi finora poco serviti. Verona necessita poi di un grande parco urbano, e il “parco delle mura” è pronto per svolgere questo ruolo. Bisogna evitare che l’intero complesso costituito dalle mura e dai forti di Verona sia frammentato con una serie di concessioni, in nome di una “valorizzazione” del bene intesa come capacità di produrre direttamente reddito, o peggio ancora con dei piani di recupero volti alla privatizzazione di intere porzioni di esso. La sfida con il cambiamento climatico è obbligatoria ed è indispensabile vincerla.

Verona, 26 ottobre 2009

LEGAMBIENTE VERONA

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