Trenta mostre a Castelvecchio
Tra le forme di comunicazione che un museo ha a disposizione per dialogare con il contesto nel quale è collocato, la tecnica espositiva è certamente quella che maggiormente incide sulla percezione delle collezioni e della loro interpretazione. Ogni allestimento rappresenta un’interpretazione dello spazio secondo la personale cifra del “saper mostrare” dell’architetto che l’ha curato. Su questa tematica è stato di recente presentato il volume “Allestire nel museo. Trenta mostre a Castelvecchio”. A cura di Alba Di Lieto e Filippo Bricolo per la Marsilio Editori, raccoglie trenta [//]allestimenti, dal 1986 al 2009: trenta interpretazioni diverse dello spazio di Sala Boggian, ciascuna con un proprio diverso carattere. L’iniziativa è stata promossa dal Comune di Verona-Direzione Musei d’Arte e Monumenti. La presentazione è stata introdotta dall’Assessore alla Cultura del Comune di Verona, Erminia Perbellini, e dal presidente dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori della Provincia di Verona, Arnaldo Toffali, con gli interventi di Luca Basso Peressut (Politecnico di Milano) e Sergio Polano (IUAV, Istituto Universitario di Architettura di Venezia) e la conclusione di Paola Marini, direttore del Museo di Castelvecchio, alla presenza degli autori. L’impronta lasciata a Castelvecchio dall’eredità di Carlo Scarpa, anche attraverso suoi collaboratori quali Arrigo Rudi, per un rigoroso esercizio interpretativo della tecnica del mostrare, puntualmente raccolta dai vari architetti che sono intervenuti negli allestimenti temporanei – tra cui Boris Podrecca, Maxime Ketoff e Marie Petit, Giuseppe Tommasi con Guido Pietropoli, Luigi Caccia Dominioni, Peter Eisenman – ha portato a delineare la figura cruciale dell’architetto interno alla Direzione Musei d’Arte, con funzioni di conservazione del lascito scarpiano (l’architettura e i disegni) e di responsabilità della sicurezza. In un’ottica, come formula Sergio Polano nel saggio introduttivo al volume, simile all’esecuzione musicale, vale a dire di supporto al contenuto senza sovrapposizione. Di tutto questo, Alba Di Lieto, artefice di molti degli allestimenti, rappresenta la continuità. Il volume convoglia la complessità delle attività di ricerca, di studio e di conservazione in un racconto visivo che, attraverso gli apparati grafici, le immagini e le descrizioni, restituisce il racconto delle differenti esposizioni. In molti casi, le mostre selezionate presentano un patrimonio collettivo che, per diverse ragioni, tra cui quelle conservative, è spesso invisibile agli occhi del pubblico. Alcuni esempi ne sono: “Luigi Caccia Dominioni: Case e cose da abitare, Stile di caccia” (2002-2003), “Carlo Scarpa: Mostre e Musei, 1944-1976. Case e paesaggi 1972-1978” (2000), “India, Miniature e dipinti dal XVI al XIX secolo. La collezione di Howard Hodgkin” (1997), “Pisanello” (1996). Chiudendo il volume, non a caso, con la mostra “Per Girolamo dai Libri (ca.1474-1555), pittore e miniatore del Rinascimento veronese” (2008-2009), con la quale l’assessore Perbellini ha aperto una nuova serie, appositamente denominata IN VISIBILIA. (Franca Barbuggiani)