La LAV chiede al Presidente della Regione Veneto Luca Zaia di revocare l’apertura della stagione venatoria, a tutela della fauna già provata dall’attuale emergenza siccità. I bollettini dell’ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto) non lasciano spazio ad interpretazioni: a livello di bacino idrografico veneto, rispetto alla media 1994-2011, si registra un forte deficit pluviometrico con apporti talvolta al minimo storico. Una situazione di gravissima siccità, confermata dall’allarme lanciato dalle associazioni degli agricoltori che lamentano ingenti danni alla produzione, rilevati anche dall’amministrazione regionale e statale. Un quadro ambientale oltremodo preoccupante, le cui ricadute negative non si limitano solamente alla produzione agricola, ma creano un danno enorme ad ogni forma di vita, vegetale e animale. Le risorse vegetali costituiscono la base del nutrimento di molte specie animali che, a loro[//] volta, rappresentano una fonte alimentare per i predatori presenti sul territorio, è evidente quindi che la riduzione delle risorse vegetali, crea un danno “a cascata” a tutte le specie animali. Uccelli compresi, sia granivori, che patiscono direttamente la mancanza di risorse alimentari vegetali, sia insettivori che faticano a reperire nutrimento in acquitrini asciutti da tempo e tra le crepe della terra assetata. A peggiorare ulteriormente il quadro ambientale, ci pensano anche i cacciatori che, fra poco più di dieci giorni, imbracceranno le loro doppiette e scaricheranno quintali di piombo su animali resi ancor più indifesi dalle grandi quantità di energie spese per la ricerca del cibo. Ma la fauna selvatica è tutelata dallo Stato in quanto patrimonio indisponibile di tutti i cittadini, non solo di quella risicata minoranza rappresentata dai cacciatori, e quando vi è conflitto tra attività venatoria e tutela degli animali è quest’ultima che deve prevalere sulla prima. Così hanno disposto il legislatore nazionale e regionale che, nelle rispettive leggi sulla caccia, hanno previsto la possibilità, per il Presidente della Giunta Regionale, di vietare o ridurre la caccia a determinate specie per sopravvenute particolari condizioni ambientali, stagionali o climatiche. “Facciamo appello al presidente Zaia perché applichi senza esitazione le competenze che la legge sulla tutela degli animali gli ha demandato – dichiara Massimo Vitturi, responsabile del settore caccia e fauna selvatica della LAV – la revoca dell’apertura della stagione venatoria è uno dei tanti provvedimenti che devono essere messi in campo per limitare le drammatiche conseguenze dell’emergenza siccità che ha colpito la regione Veneto”. Ma non solo l’apertura della caccia, intesa come atto violento nei confronti di animali indifesi, deve essere sospesa, anche l’attività di addestramento cani, che in Veneto si avvia domenica 19 agosto, non può avere corso. I cani da caccia, dopo mesi di reclusione negli angusti canili dei cacciatori, con la loro invasiva presenza costituiscono un ulteriore grave pericolo per gli animali, soprattutto per i piccoli ancora in fase di dipendenza parentale. “Sono convinto che anche gli stessi cacciatori, che non perdono occasione per definirsi ambientalisti e difensori degli animali – conclude Vitturi – non potranno che concordare con le richieste della LAV”. Ora hanno l’occasione per dimostrare concretamente che le loro non sono affermazioni prive di senso e che la figura del cacciatore/ambientalista non è puramente virtuale. Diano quindi un segnale chiaro richiedendo al presidente Zaia la revoca dell’apertura della stagione venatoria, astenendosi volontariamente dall’imbracciare i fucili e dall’addestramento dei cani. (Comunicato stampa a cira della Lav)