“Questo dibattito consiliare richiesto in modo bipartisan – ha esordito Leonardo Padrin. consigliere Pdl e presidente della commissione Sanità, primo firmatario della richiesta di una seduta straordinaria dell’assemblea legislativa del Veneto sulla crisi delle terme euganee – nasce dalla consapevolezza che l’attuale situazione socio-economica del comparto euganeo è talmente grave da meritare un intervento del Consiglio regionale che può[//] e deve svolgere un ruolo importante per individuare gli strumenti per intervenire su un settore che conta 120 stabilimenti termali, 4 mila addetti diretti e un indotto assai articolato”. Padrin ha sottolineato che i problemi del comparto non vanno affrontati in un’ottica retrospettiva, bensì in prospettiva, pensando di fornire non tradizionali interventi regionali di sussidio ma nuovi strumenti, soprattutto nel campo della ricerca sia scientifica che di mercato, che mettano gli imprenditori interessati nelle condizioni di far tornare a vivere le aziende. “Difficile parlare di stagionalità per gli operatori di un bacino termale. Le terme possono lavorare tutto l’anno, purchè si disponga di strumenti appropriati”, ha subito chiarito l’assessore regionale al lavoro Elena Donazzan (Pdl). L’assessore ha fatto riferimento ad ammortizzatori sociali, alla copertura del fondo bilaterale (ora purtroppo sottofinanziato a causa della mancata adesione da parte delle aziende), a nuove forme contrattuali previste dalla legge 92/2012 (legge Fornero) per i lavoratori sospesi. Elena Donazzan ha inoltre stigmatizzato l’atteggiamento di alcune aziende alberghiere, che non hanno mantenuto gli impegni iniziali a fronte, invece, di una disponibilità dei lavoratori a rinunciare a quote di retribuzione. “Non possiamo usare in maniera inappropriata la cassa integrazione in deroga – ha ammonito l’assessore – dobbiamo invece percorrere la strada dei contratti territoriali, che prevedono sia lo strumento della sospensione che quello della deroga. Se non affrontiamo il tema della coesione sociale, le risorse pubbliche sono inevitabilmente insufficienti. Il nostro obiettivo dev’essere quello di non derubricare contratti a tempo indeterminato in contratti a termine cercando di coinvolgere il management delle aziende”. Dal canto suo l’assessore al turismo Marino Finozzi ha sottolineato la valenza del comparto termale nel Veneto, che registra il 4 per cento delle presenze turistiche nella regione. Tuttavia il comparto euganeo dal 2007 registra pesanti segnali di declino, con la perdita di 900 mila presenze in quattro anni, dal 2007 al 2011. Una flessione determinata dal venir meno del cosiddetto ‘turismo sanitario’ (chi va alle terme per curarsi con costi a carico del sistema sanitario). “Nei primi sei mesi 2012 – ha evidenziato Finozzi – il calo resta preoccupante: gli arrivi di turisti italiani (che rappresentano il 12 per cento del totale) segnano un meno 2,42 per cento, quelli tedeschi e austriaci scendono del 3-4 per cento. Crescono invece le presenze di russi (più 30 per cento) e ucraini”. Significativo l’impegno promozionale della Regione Veneto negli ultimi anni: per promuovere le terme venete in Italia e nel mondo sono stati impegnati 1,7 milioni di euro dal 2007 al 2011 e nel 2009 la Regione ha stanziato 800 mila euro per il rilancio del marchio ‘terme euganee’. “Sei mesi fa sono stati stanziati 460 mila euro, anzi oggi la Giunta ha deciso un ulteriore investimento promozionale di 160 mila euro a favore del consorzio albergatori di Abano e Montegrotto”. Dario Bond, capogruppo del Pdl, ha invitato a valorizzare meglio il tematismo specifico dei Colli Euganei e del valore terapeutico dei fanghi terapeutici aggiornando e ammodernando l’immagine e la qualità degli hotel. “Aiutiamo le imprese ad attingere ai progetti e alle risorse della Comunità europea – ha suggerito Bond – e a svecchiare la propria immagine e le modalità di promozione. Serve però un ‘paracadute finanziario’ per affrontare questa cambio di mentalità. Stefano Peraro (Udc), lamentando la disattenzione del presidente Zaia verso il comparto termale euganeo nonostante per numero di dipendenti e aziende e per l’indotto rappresenti una grande industria del Veneto, ha ricordato che il sistema euganeo ha bisogno di “nuove leve” e di “buone leggi”. Per l’esponente Udc il rilancio del settore passa attraverso la garanzia di contratti di lavoro a tempo indeterminato per gli operatori termali e la convergenza tra le parti sociali. “Bisogna inoltre rivedere il piano di utilizzo della risorsa termale che risale al 1975 e oggi rappresenta un limite alla competitività (perché non consente alle strutture alberghiere di avere avventori esterni per le attività di ristorazione) e all’utilizzo delle acque a fini di risparmio energetico”. Peraro si è inoltre rammaricato che il centro congressi in progetto a Padova non sia stato pensato nell’area termale, già attrezzata in termini di strutture recettive. “Il territorio termale va ripensato in una logica di sistema – ha suggerito Peraro – in rete con il Parco Colli, le città murate, le vicine Padova e Venezia. Ma soprattutto va ripensato come ecosistema, emblema di benessere e di un nuovo stile di vita, sede ideale per una scuola di medicina termale”. Per Piero Ruzzante (Pd) il bacino termale euganeo, con il suo indotto, è la prima industria del Veneto e, in quanto tale, riguarda l’intera regione. Il termalismo – ha ribadito Ruzzante condividendo l’impostazione data dall’assessore Donazzan – non può essere quindi soggetto a stagionalità, nemmeno sul fronte contrattuale. “Chiediamo un impegno alle imprese del bacino eugeaneo nell’assicurare continuità ai contratti degli operatori termali – ha aggiunto – e in cambio siamo disponibili a mettere a disposizione delle imprese termali un fondo di rotazione che consenta ammodernamenti e azioni innovative. Ci sembra una buona mediazione tra interessi contrapposti”. Ruzzante è poi tornato a chiedere il superamento del piano di utilizzo della risorsa termale, che vieta l’utilizzo a fini energetici dell’acqua delle terme. “Il suo impiego a fini energetici, sotto forma di recupero degli scarichi degli stabilimenti termali – ha detto Ruzzante – rappresenta una risorsa aggiuntiva, a vantaggio degli enti locali, delle imprese, dei residenti con ricadute positive per l’intero territorio. Per Piergiorgio Cortelazzo (Pdl) “gli stabilimenti del bacino euganeo non sono certo all’avanguardia” e necessitano di sostanziale cambiamenti per essere competitivi sui mercati turistici. “Abbiamo la fortuna di disporre di una risorsa naturale unica e invidiataci da tutto il mondo – ha detto il vicecapogruppo del Pdl – ma dobbiamo investire di più per garantire un’offerta di wellness al passo con i tempi”. Cortelazzo si è espresso criticamente anche sull’istituzione del fondo di rotazione per investimenti innovativi: “L’unica strada – ha detto – è fare massa critica per reperire risorse comunitarie”. Roberto Fasoli (Pd) ha evidenziato l’incongruità dell’azione condotta sinora dalla Regione che, nel 2009 ha investito importanti risorse sul fronte della promozione turistica e del rilancio del bacino termale, e oggi omette di valutare i risultati di quanto si era prefissata sul fronte ammodernamento dell’offerta termale e si limita ad auspicare un nuovo accordo tra le parti sociali sul fronte contrattuale. “Dovremmo preoccuparci di perseguire gli obiettivi – ha detto Fasoli – di sviluppo del bacino euganeo e non smantellare conquiste contrattuali raggiunte in passato, pretendendo di risolvere il problema dalla coda introducendo precarietà nei lavoratori. Rivendicare la stagionalità dei contratti degli operatori termali significa depauperare la professionalità degli operatori e quindi la stessa offerta del bacino euganeo”. Per Fasoli gli albergatori delle terme dovrebbero affrontare la questione della crisi nelle sue cause, senza ridurla a un mero problema del costo del lavoro”. Per Pietrangelo Pettenò (Federazione Sinistra veneta) l’intervento pubblico della Regione (“che ha investito milioni di euro per ammortizzatori sociali e per promuovere le terme”) deve essere adeguatamente motivato. “I sindaci del territorio chiedono ambiguamente di intervenire sui costi del lavoro, quindi precarizzando gli operatori termali – ha dichiarato Pettenò – dopo che due anni fa il contratto territoriale aveva già sospeso le precedenti garanzie. Ma le imprese termali di Federalberghi hanno capitalizzato i risparmi ottenuti con gli ammortizzatori sociali? Hanno migliorato l’offerta degli stabilimenti termali? Se non riescono a gestire in modo imprenditoriale le loro aziende, non possono chiedere risorse pubbliche. Il Consorzio di promozione turistica ha già ottenuto tre anni fa 800 mila euro per la promozione e lo sviluppo del comparto termale: ma quell’investimento di denaro pubblico che cosa ha prodotto? Non vorrei che un ulteriore sostegno rappresentasse altri soldi buttati al vento”. Antonino Pipitone (Italia dei Valori) ha invitato a ‘fare squadra’ tra interessi contrapposti, albergatori, lavoratori ed enti locali: “5 mila dipendenti, 20 mila posti letto, 3 milioni di presenze e un fatturato di 300 milioni di euro – ha sottolineato – rappresentano una eccellenza per il Veneto che va tutelata. Oggi le condizioni del turismo termale sono cambiate rispetto agli ‘anni d’oro’ ma Federalberghi non può scaricare solo sui lavoratori e sul costo del lavoro il peso della crisi. Non si possono smantellare contratti e negare i diritti fondamentali dei lavoratori”. Per Pipitone i contributi alle aziende devono essere assegnati sulla base del piano industriale, che dia sicurezza ai lavoratori e garanzie all’istituzione che eroga soldi pubblici”. Claudio Sinigaglia (Pd) ha affermato che la specificità terapeutico-sanitaria dell’area termale non conosce stagionalità. “Questa vocazione delle terme euganee non può essere garantita da operatori precari, richiede invece continuità nelle professionalità, investimenti nella ricerca medica, modularità nei cicli terapeutici”. Sinigaglia si è detto inoltre perplesso sulle modifiche al Purt chieste dagli amministratori locali: “Gli alberghi devono garantire standard di verde e di quiete, requisiti che potenzialmente confliggono con la richiesta di aprire al pubblico esterno i bar e i ristoranti degli stabilimenti”. Giuseppe Bortolussi, candidato presidente del centrosinistra, ha ricordato che l’area termale ha avuto fortuna quando era la “mutua” a inviare i clienti e a pagarne il conto e ha suggerito di modificare l’approccio di marketing. “Gli imprenditori del bacino termale euganeo dovrebbero stipulare accordi con società e gruppi turistici esteri, così come hanno fatto le terme di Bibione”, ha affermato. “Ma anche la Regione Veneto è in ritardo nel pianificare lo sviluppo del wellness, del fitness e del turismo congressuale”. “Di fronte all’impressionante calo di presenze straniere che si registra negli stabilimenti di Abano e Montegrotto – ha rilevato Sandro Sandri – la Giunta deve attivarsi nei confronti del governo nazionale perché stipuli accordi con la Germania e i Paesi europei (e i relativi sistemi sanitari) per riuscire a promuovere all’estero i pacchetti terapeutici dell’area termale euganea”. Sandri ha auspicato una maggiore attenzione anche da parte dell’assessore regionale alla Sanità verso il comparto termale e la sua vocazione terapeutico-riabilitiva. Per la capogruppo del Pd Laura Puppato la continua erogazione di fondi pubblici, senza verifiche di risultato, rischia di non qualificare l’offerta. “Le terme non sono solo terapia – ha spiegato – ma benessere, relax e cure estetiche, da proporre ai giovani e non solo agli anziani”. Puppato ha invocato un ‘cambio di passo’ da parte degli imprenditori, che coinvolga anche gli operatori termali, senza scaricare su di loro l’intero costo della crisi e del rinnovamento del settore.