Grandi manovre in corso per indire il referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata appena approvata dal Parlamento.
La Costituzione prescrive che per abrogare una legge che non sia di materia tributaria, di bilancio o che stabilisca un’amnistia o un indulto o autorizzi la ratifica di trattati internazionali è necessario raccogliere 500 mila firme. Chi vuole abolire la legge sull’autonomia lo deve fare entro il 30 settembre.
La sinistra, ma si vocifera che della partita ci siano anche alcuni esponenti meridionali del centrodestra, sta concordando come porre il quesito referendario. Dopodiché, completata la raccolta delle firme, le devono portare alla Corte di Cassazione che deve valutarne la validità. Considerato che è estate, e in periodo di vacanze non è facile portare mezzo milione di cittadini davanti al segretario comunale o da un notaio o da un cancelliere del tribunale, la raccolta delle firme è un grande ostacolo. Che però potrebbe essere aggirato.
Le manovre per il referendum abrogativo
La legge dice infatti che se a chiedere il referendum sono 5 regioni le 500 mila firme non servono più. E le 5 regioni ci sono. Sono quelle governate dalla sinistra: Emilia-Romagna (Pd), Toscana (Pd), Campania (Pd), Puglia (Pd) e Sardegna (M5S). Sarebbe così possibile che il referendum venisse organizzato per il 2025.
Stupefacente che della partita si anche la Sardegna, una regione che gode dell’autonomia data dallo statuto speciale. A coordinare l’operazione c’è la grillina Alessandra Todde da poco eletta governatore. Sarebbe curioso sapere quali sono i percorsi cerebraliche la portano a ritenere che la sua regione possa avere l’autonomia, ma non le altre che la chiedono.
Ma non è detto lo stesso che gli oppositori dell’autonomia ce la facciano ad abrogare la legge. Il referendum per essere valido deve avere un’affluenza al voto di almeno la metà più uno degli aventi diritto. E con l’andazzo che c’è, con l’affluenza scesa sotto il 50% alle ultime europee, non è poi così facile. Anche perché potrebbero essere proprio i partiti del centrodestra, che l’autonomia l’hanno votata, a giocare la carta dell’astensione facendo saltare il banco. Una tecnica già utilizzata con successo in passato.