Com’è noto in Italia sono le Regioni a gestire la sanità. Questo a prescindere dall’Autonomia differenziata, che è diventata legge dello stato, ma che per essere applicata dovrà passare ancora un po’ di tempo. Per gestire adeguatamente la sanità le regioni devono garantire i livelli essenziali di assistenza (Lea), che sono quelle prestazioni minime che il Ssn deve erogare a tutti i cittadini, gratis o dietro il pagamento di un piccolo contributo ticket).
Se questi livelli essenziali non vengono rispettati da una o più regioni, significa che queste non sono in grado di svolgere il loro compito nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale. Allora è bene sapere che allo stato in Italia ci sono 8 fra regioni e province autonome che i Lea non li garantiscono. Sono la Calabria, la Sicilia, la Sardegna, la Campania, l’Abruzzo, il Molise e la Val d’Aosta e la provincia di Bolzano.
Le regioni più virtuose sono l’Emilia-Romagna, il Veneto, la Toscana, la Lombardia e la provincia autonoma di Trento. Lo si rileva dal rapporto 2022 del Sistema di Garanzia del Ministero della Salute. La valutazione viene fatta su 3 macro aree: prevenzione, distrettuale e ospedaliera. Il punteggio minimo che le regioni devono raggiungere è di 60, ma basta non raggiungere la sufficienza in una delle 3 aree che la regione viene considerata inadempiente.
Oltre a Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, Lombardia e provincia autonoma di Trento, raggiungono un punteggio superiore a 60 (soglia di sufficienza) in tutte le macro-aree Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Umbria, Marche, Lazio, Puglia e Basilicata. La Val d’Aosta è insufficiente in tutte le macro aree. Calabria, Sicilia e Sardegna sono insufficienti per la prevenzione e l’area distrettuale. Bolzano, Abruzzo e Molise sono sotto soglia per la prevenzione. La Campania invece è insufficiente per l’area distrettuale.