E’ arrivata dal laboratorio di Microbiologia del Gemelli di Roma l’anticipazione dell’indagine genomica sul microrganismo responsabile della colonizzazione In Terapia intensiva neonatale. Si conferma che si tratta di Citrobacter koseri, come era stato detto lo scorso 5 maggio. Un batterio fratello ma non gemello di quello che nel 2020 ha causato l’epidemia. Sono molto simili ma non uguali.
Come descritto dalla letteratura scientifica questo batterio è ubiquitario. Si trova ovunque. Può essere arrivato in ospedale attraverso molteplici vie. La sua diffusione avviene solo per contatto e non per via aerea, ed è a bassa resistenza ambientale (sulle superfici muore subito) ed è sensibile ai normali disinfettanti.
Il Citrobacter Koseri è ubiquitario
E’ tecnicamente sbagliato dire che il Citrobacter koseri sia sempre rimasto annidato in Tin dal 2020 ad oggi. Da allora la sorveglianza dei rigidi protocolli interni hanno sempre cercato il batterio e per 4 anni non è mai stato trovato nell’ambiente. Nemmeno dai primi di maggio ad oggi, quando dopo la identificazione del batterio nei tamponi di sorveglianza dei tre prematuri senza infezione sono scattate le misure straordinarie di sorveglianza. Non c’è traccia di Citrobacter koseri nell’acqua potabile, né dai rubinetti né nei sifoni di scarico. Non c’è traccia sulle superfici (lavandini, culle, termoculle, dispositivi elettromedicali, ecc), e i campioni sono sempre stati negativi persino sull’aria (nella remota ipotesi della vaporizzazione).
I tamponi sui pazienti in ingresso nella TIN vengono eseguiti di norma per conoscere i batteri che colonizzano i neonati prematuri e non includono solo il Citrobacter koseri ma anche altri batteri, per esempio Staphylococcus aureus, Klebsiella pneumoniae, o Pseudomonas aeruginosa, che possono provocare delle infezioni molto gravi e talora letali. Dopo i primi tre prematuri positivi ai tamponi intestinali, tutti i neonati presenti in Tin sono risultati negativi e nessun altro ricoverato è stato contagiato. Tutti gli altri tamponi, che si eseguono in altre sedi del corpo, sono sempre risultati negativi in tutti i ricoverati. I tamponi sulle gestanti sono per legge su base volontaria e per questo è difficile individuare la sorgente del contagio, dal momento che questo batterio è normalmente presente nel corpo umano in forma innocua ma può essere pericoloso nei soggetti fragili come i prematuri.
Non si è verificato nessun caso di trasmissione ad altri neonati perché sono immediatamente scattati i protocolli previsti nel caso di risultati dei tamponi anomali.
Queste le principali misure: attivazione organizzativa (Gruppo Infezioni Ospedaliere e Commissione Infezioni Ospedaliere), attivazione procedure immediate di isolamento, pulizia e disinfezione straordinarie con concentrazioni più elevate di cloro, rinforzo della vigilanza con azioni dirette di osservazione giornaliera, in particolare per: aderenza alle procedure di igiene delle mani, aumento della frequenza dei tamponi nei neonati, ripetizione dei campionamenti ambientali su diverse matrici (acqua distribuita, latte formula), superfici (termoculle, dispositivi medici e apparecchiature elettromedicali), sistemi di scarico dei lavandini, anche alla luce delle informazioni raccolte con l’inchiesta epidemiologica e relative al percorso di presa in carico dei singoli neonati (dalla sala parto alla terapia intensiva).
La ricerca del Citrobacter koseri viene fatta da 4 anni in maniera radicale nei reparti dell’Ospedale della donna e del bambino, con protocolli organizzativi che minimizzano il rischio. I dati del network nazionale in cui è inserita anche la Tin di Borgo Trento confermano l’efficacia delle misure. Gli ultimi dati disponibili del 2022 mostrano che a fronte del 13,2% di infezioni in Italia, a Verona il rischio è attestato al 3,2%.
Anche se tutti i campioni sull’acqua sono negativi, AOUI ha optato per l’implementazione di misure preventive d’avanguardia per la riduzione delle infezioni ospedaliere, con l’eliminazione dei lavandini in prossimità dei posti letto in Terapia Intensiva Neonatale. Ricordiamo comunque che, prudenzialmente, da anni tutti i neonati vengono lavati solo con acqua sterile. Inoltre, già da ieri è in funzione lo sportello informativo per le partorienti e i loro familiari per avere indicazioni cliniche e scientifiche sulla possibilità di partorire a Borgo Trento, soprattutto per chiarire la differenza tra colonizzazione e infezione.
Dottor Luca Brizzi, direttore Igiene e Prevenzioni dei rischi: “L’azzeramento totale del rischio Citrobacter koseri è nei fatti impossibile da perseguire proprio perché si tratta di un microrganismo ubiquitario. E’ ovunque nelle persone e nel mondo. Il vero obbligo per una struttura sanitaria pubblica è quello di avere una organizzazione talmente dettagliata di ricerca e di vigilanza da intervenire tempestivamente. Ed è quanto avvenuto a inizio maggio, quando il sistema aziendale ha prodotto una immediata risposta al dato anomalo della Microbiologia. Avevamo già in atto tutte le misure necessarie di interruzione della catena di trasmissione, un livello di sorveglianza che non è standard ma che qui esiste e che abbiamo ulteriormente innalzato”.
Prof Massimo Franchi, direttore Dipartimento Materno-Infantile: “E’ bene ricordare che stiamo parlando di una colonizzazione di tre neonati, che non si sono mai ammalati perché non si è mai sviluppata l’infezione. Non possiamo dire che il batterio sia lo stesso del 2020 perché è molto simile ma non uguale, tanto è vero che in questi anni non è mai stato trovato in nessuna matrice ambientale e in nessun paziente”.