(di Giorgio Massignan) La vittoria elettorale della coalizione che presentava come candidato sindaco Damiano Tommasi, ci aveva illuso che ci sarebbe stato un deciso cambiamento sul metodo e sui contenuti della pianificazione urbanistica.

Si sperava in un metodo di pianificazione realmente partecipata e non solo di ascolto; così come ci si era convinti che si sarebbe bloccato il consumo di suolo, sostenuta la riqualificazione delle aree industriali dismesse e riutilizzata almeno una parte delle migliaia di appartamenti sfitti, frenato l’eccessivo consumo turistico del Centro Storico, trattata in Regione la revisione dell’obsoleto e inadeguato PAQE (Piano d’Area Quadrante Europa) regionale e soprattutto definita un’idea di città per la Verona del futuro.

Niente di tutto questo è stato mantenuto, anzi, mentre si sta elaborando il nuovo PAT (Piano di Assetto del Territorio), l’assessora all’urbanistica Barbara Bissoli sta tentando di velocizzare la cementificazione della Marangona ed ha ipotizzato l’autorizzazione, in deroga, per l’apertura di nuovi hotel nel centro della città.

Tutto il contrario di quanto si sperava.

L’avvocata Bissoli, vicesindaca e assessora all’urbanistica di nomina esterna, è una stimata professionista, è stata anche la legale che ha definito l’accordo per l’hotel di lusso della Marriott, di 140 stanze, nell’ex sede della banca Unicredit, di proprietà della Fondazione Cariverona, in via Garibaldi 1.

In quell’accordo, l’ex sede della banca Unicredit, fu trasformata da direzionale ad alberghiera, ovviamente in deroga.

Il progetto venne approvato dalla precedente Amministrazione attraverso lo Sblocca Italia e fa parte del “Piano Folin” di riconversione dei palazzi del centro storico di proprietà della Fondazione, che sta cercando di imporre il proprio piano. 

L’ideatore di tutto questo è stato l’ex presidente della Fondazione, che si dice sia un sostenitore di Damiano Tommasi sindaco.

Vinte le elezioni, il nuovo sindaco, oltre alla scelta dell’avvocata Bissoli in un assessorato strategico per la città, ha designato come suo Capo di gabinetto l’avvocato Perini, genero dell’allora presidente della Fondazione.

Forse sono solo delle coincidenze, ma la presenza di due avvocati che hanno lavorato per la Fondazione Cariverona, in pratiche che riguardavano il cambio di destinazione d’uso di importanti unità edilizie, risulta alquanto strana.