Verona è l’unica provincia veneta che ‘tiene’ per numero di abitanti. Lo afferma il Rapporto annuale sulle Economie regionali della Banca d’Italia, presentato oggi a Verona nella prestigiosa sede di corso Cavour. Dal dato emerge che la nostra provincia è l’unica provincia del Veneto in controtendenza rispetto al calo demografico che interessa tutta la regione.
Si legge infatti nel Rapporto che “fra il 2014 e il 2023 tutte le province venete ad eccezione di Verona hanno evidenziato un calo demografico, particolarmente rilevante per quelle di Belluno e Rovigo (-4,5 e -6,1 per cento, rispettivamente) dove ad un saldo naturale negativo, comune all’intero territorio regionale, si è sommata una scarsa attrazione di immigrati da altre regioni italiane e dall’estero. In queste due ultime province infatti la quota di popolazione straniera è più bassa della media veneta rispettivamente di circa 4 e 2 punti percentuali”.
Verona è l’unica provincia veneta che non diminuisce gli abitanti
Un dato tutto sommato confortante che indica una certa vitalità della nostro provincia. Da ricordare, tra l’altro, che Verona come città è la più grande del Veneto ed è intuitivo che per tutta una serie di ragioni, politiche, economiche e sociali, è importante che questa leadership venga confermata e consolidata anche per il futuro. Affinché ciò avvenga è necessario che fin dalle prossime elezioni regionali, momento chiave per individuare chi gestirà il potere nel Veneto, Verona e la sua provincia abbiano una rappresentanza adeguata.
Riferito alla condizione generale il Rapporto della Banca d’Italia osserva che “il cambiamento nella struttura per età della popolazione e la diminuzione della quota di persone in età da lavoro hanno avuto un impatto negativo sulla crescita economica. Se in altre regioni europee questo impatto è stato più che compensato dal forte aumento della produttività, in Veneto e in Italia il fattore demografico negativo si è invece associato a una diminuzione della produttività, contribuendo alla bassa crescita del PIL pro capite registrata negli ultimi venti anni1. Solo l’aumento del tasso di occupazione ha sostenuto la debole crescita”.
Il problema demografico è problema sociale
Il cambiamento dei rapporti fra le fasce d’età si conferma come un problema sociale.
“Circa 100 comuni in Veneto – scrive la Banca d’Italia- presentavano un indice di dipendenza degli anziani superiore al 45 per cento; quasi tutti sono interessati da fenomeni di spopolamento e sono situati nelle aree economicamente marginali. Anche la popolazione residente nelle città capoluogo è relativamente anziana, a causa di decenni di trasferimenti di giovani famiglie verso i comuni della cintura urbana, dove gli immobili hanno prezzi più accessibili. I comuni che presentavano un indice di dipendenza meno elevato si collocavano invece nella fascia pedemontana e centrale della pianura veneta, seguendo l’urbanizzazione diffusa e policentrica che caratterizza la regione”.
Il rapporto inoltre esprime preoccupazione per il trend negativo della natalità: “Nell’ultimo decennio la popolazione in Veneto e nel complesso del Paese è diminuita. Nonostante il calo delle nascite fosse già iniziato dal 2009, solo dal 2014 tale dinamica non è stata più compensata dall’immigrazione dall’estero. Nello stesso periodo, la contrazione della natalità, accompagnata da una crescente longevità, ha inciso fortemente sulla struttura per età della popolazione determinando un progressivo invecchiamento in regione e nel complesso del Paese più che nel resto d’Europa. Tali modifiche si sono riflesse nel mercato del lavoro: in Veneto ne ha maggiormente risentito l’occupazione maschile mentre quella femminile è cresciuta, sia per le italiane sia per le straniere”.