(di Bulldog) Come tanti veronesi ieri pomeriggio ho provato la “nuova” circonvallazione col nuovo sottopasso alla stazione. Andata e ritorno, a velocità differenti. Era evidente che non si poteva modificare il tracciato di fondo, ma la soluzione adottata non riduce la pericolosità del tratto che, prima invita a lasciar andare la vettura, poi costringe a forzare la traiettoria per restare in carreggiata. Non aiuterà gli automobilisti nemmeno il dosso all’altezza di via Città di Nimes e men che meno il semaforo lì posizionato che impedirà un traffico scorrevole e costringerà gli utenti alle ennesime code per favorire l’ingresso laterale di altre vetture.
Se si perde scorrevolezza si perde anche il senso di quest’opera che, a rigor di logica, dovrebbe far filare via il traffico di attraversamento della città senza creare nuovi imbuti e nuovi blocchi che costano tanto in termini di emissioni inutili di polveri sottili.
Ma questo è un “rattoppo” di un’opera pensata nel 1990 e che quindi – come detto – ha il limite di non poter cambiare il tracciato – che resta una lunga chicane a raggi di curvatura differenti inframmezzata da pochi rettilinei che può trarre in inganno chiunque – e di non abbatterne la pericolosità.
E quindi la considerazione più che sugli aspetti tecnici va fatta sul capitale umano di questa città che ha impiegato quasi quarant’anni per completare un’opera che in qualunque altro Paese europeo avrebbero sistemato in un lustro al massimo. Abbiamo una classe dirigente che è solo “chiacchiere e distintivo”, incapace di fare decentemente un tratto di strada fra Porta Palio e Porta Nuova che forse non arriva nemmeno a un chilometro e mezzo.
Davvero, c’è poco da festeggiare…