(di Bulldog) Altro che “acque sconosciute” come definiscono osservatori distratti l’attuale situazione fra i Dem statunitensi: nella storia recente americana Joe Biden non è il primo presidente in carica a dover rinunciare a correre per un secondo mandato. E anche in questo caso, sono le divisioni nel partito dell’asinello a generare la crisi dell’inquilino della Casa Bianca. Il precedente c’è e si chiama Lyndon Baines Johnson (1908-1973), 36.mo presidente degli Stati Uniti.
Lo ricorderete in una famosissima foto: sull’Air Force One, con a fianco Jackie Kennedy, mentre giura come presidente poche ore dopo l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, assassinato a Dallas. I woke lo ricordano senz’altro perché oggetto di uno slogan che era una stilettata al cuore: “Hey hey, LBJ, how many kids have you killed today?”. Quanti ragazzi hai ucciso oggi LBJ (le iniziali del nome di Lyndon Johnson)?
Dipinto come un perverso guerrafondaio, in realtà LBJ si ritrovò fra le mani la grana Vietnam generata dal suo predecessore e dal suo amore per le letture avventurose di Graham Greene e la sua idea di guerra leggera, fatta di propaganda, belle ragazze e agenti dei servizi segreti nella giungla. Il Vietnam si rivelò tutt’altra cosa e LBJ cercò di far decollare i negoziati di pace con la Repubblica Popolare del Nord Vietnam, negoziati che ad un certo punto vennero bloccati (e in tanti ci videro la manina perfida di Richard Nixon e di Henry Kissinger che poi quella pace firmarono tre anni prima della caduta di Saigon). Per farlo, non rinunciò alla pressione militare ed ai bombardamenti su Hanoi. Ma quella era la guerra e bisognava chiuderla in un modo e nell’altro.
Ma da senatore democratico del Sud – rappresentante quindi di un’America allora segregazionista – una volta presidente LBJ fu il realizzatore di quella “great society” che apriva finalmente ai neri diritti civili sino ad allora negati. Fu un grande presidente che mai si sarebbe impelagato in guerra sebbene avesse servito con onore nella marina statunitense (come Nixon peraltro) nella seconda guerra mondiale. E che scelse i diritti civili come cardine della propria visione politica.
A farlo fuori l’ala sinistra del Partito Democratico che voleva un pacifista – il poeta e deputato del Minnesota Eugene McCarthy – a guidare il partito. McCarthy impallinò così il presidente che aveva esteso il Medicare e consentito ai neri di iscriversi alle liste elettorali. Senza LBJ non ci sarebbe mai stato Barak Obama e oggi neppure Kamala Harris che dovrà contrastare un candidato repubblicano che assomiglia moltissimo a “Tricky Dicky”, Riccardino l’imbroglione, quel Richard Nixon che impallinò McCarthy, firmò la pace col Vietnam, ma ruppe anche l’isolamento della Cina brindando con Mao TseDong d avviando la globalizzazione. Finì nell’ignominia, spiando gli avversari al Watergate. Ma questa è un’altra storia.
LBJ morì giovane, a 64 anni, nel suo ranch nel Texas dove si era ritirato deluso dopo il tradimento del suo partito. Magari per Joe Biden la cicuta fatagli bere dal suo partito risulterà meno amara.
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