Prosegue l’analisi del voto delle ultime Europee ed Amministrative contraddistinte dalla più alta astensione nella storia elettorale repubblicana. Il Radar SWG pone l’accento sulle caratteristiche “economiche” dell’area del non-voto che è contraddistinta da un forte disagio.

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Non vota maggiormente chi ritiene la propria posizione finanziaria a rischio, non sufficientemente sostenuta da un salario in linea con l’incremento del costo della vita. Chi si considera “agiato” partecipa più volentieri alla vita pubblica. In fondo, questo è comprensibile. Ma alle difficoltà economiche si uniscono anche sensazioni negative sullo stato di salute dell’intero Paese e la sensazione di essere “bloccato” nella propria posizione.

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Questo blocco di scontenti, insoddisfatti e pessimisti non trova nell’offerta politica attuale non soltanto risposte, ma neppure una “cornice ideologica”: un astenuto su due non si colloca politicamente in alcuno dei partiti e movimenti italiani. A riprova, quando la cornice “ideologica” è forte l’area dell’astensione si contrae: avviene nel centrodestra, che tocca il suo minimo degli ultimi sei anni. E non è un caso se al centro, la guerra Renzi-Calenda ha fatto perdere un 10% di elettori che hanno preferito stare a casa come risposta alla delusione.

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Ultimo dato, l’andamento dei consensi ai singoli partiti. La campagna anti-autonomia ha portato un leggero vantaggio all’area del centrosinistra, il campo largo che si è formato è cresciuto infatti dello 0,6%. E siamo soltanto all’inizio di una campagna referendaria che conoscerà toni sempre più alti sin dalla ripresa autunnale.

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