(di Bulldog) La manovra finanziaria da 35 miliardi? Non vale nemmeno quanto abbiamo speso per pagare gli interessi sul debito pubblico monstre che sta mangiandosi il nostro Paese. Da gennaio a ottobre, come evidenzia la tabella resa pubblica oggi dal Ministero dell’Economia, abbiamo buttato via qualcosa come 52 miliardi, in contrazione di un miliardo e mezzo rispetto alla fine dell’ottobre 2021, ma tendenzialmente in crescita in virtù dell’incremento dei tassi di interesse per raffreddare l’inflazione.

Una crescita dei tassi che fa costare di più il denaro: che a chiederlo sia una piccola impresa o una famiglia che compra casa o la Repubblica Italiana poco cambia. E infatti nel mese di ottobre, lo Stato ha speso 3 miliardi in interessi passivi contro i 2,2 pagati nello stesso mese un anno prima. 800 milioni regalati a banche e rentier che avrebbero fatto comodo per mille altre cose. Ma questo è il destino di un Paese dalle mani bucate… infatti, come evidenzia la tabella, l’Italia – “evasori” compresi – ha affidato allo Stato 402 miliardi da gennaio a ottobre, 34 miliardi in più rispetto ad un anno fa. Che sia il caso di cambiare la narrazione sul perchè questo Paese non cresce come potrebbe?

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Il Ministero dell’economia e delle finanze, nel frattempo,  comunica che nel mese di novembre 2022 il saldo del settore statale si è chiuso, in via provvisoria, con un fabbisogno di 1,4 miliardi, in miglioramento di circa 8,4 miliardi rispetto al corrispondente valore di novembre 2021, che si era chiuso con un fabbisogno di circa 9,7 miliardi. Il fabbisogno del periodo da gennaio a novembre dell’anno in corso è invece pari a circa 63,5 miliardi, in miglioramento di circa 39,5 miliardi rispetto a quello registrato nel corrispondente periodo dello scorso anno (circa 103 miliardi).

Nel confronto con il corrispondente mese del 2021, il miglioramento del saldo è dovuto principalmente al versamento di 10 miliardi da parte della UE quale seconda rata annuale dei contributi a fondo perduto previsti dal Recovery Fund.

Continua inoltre la crescita degli incassi fiscali, ascrivibile alla dinamica positiva dei contributi e dell’IVA, e si segnala il versamento all’entrata del bilancio dello Stato, da parte del GSE, di 890 milioni relativi ai proventi derivanti dall’attuazione dell’articolo 15-bis del decreto-legge 4 del 2022, ovvero la quota parte degli extra-profitti che le società energetiche stanno facendo speculando sul costo di petrolio e gas.

Dal lato dei pagamenti si registrano: maggiori prelievi degli Enti di Previdenza per l’erogazione dell’Assegno Unico e Universale e del bonus prevista dal decreto-legge 144 del 2022; maggiore spesa delle Amministrazioni Centrali e Territoriali, cui contribuisce il trasferimento alla Cassa per i servizi energetici ed ambientali SEA di circa 1,5 miliardi previsto dal decreto-legge 80/22 per l’azzeramento, per il terzo trimestre 2022, delle aliquote relative agli oneri generali di sistema applicate alle utenze domestiche e non domestiche, nonché la ricapitalizzazione di Monte Paschi di Siena e ITA Airways. Si segnala infine il pagamento dei rinnovi contrattuali del comparto Sanità.

La spesa per interessi sui titoli di Stato è in lieve aumento di circa 220 milioni rispetto al valore dello stesso mese dell’anno precedente.