(s.t.) Missioni militari, guerre o pace? Vent’anni fa erano passati sei mesi dalla strage di Nassiriya, quando 19 italiani avevano perso la vita nell’attentato alla Base Maestrale nel sud dell’Iraq. Se vent’anni dopo la ricordiamo ancora come una ferita profonda per il nostro Paese, quei sei mesi erano serviti ad aprirci del tutto gli occhi su che cosa fossero le missioni all’estero: veri interventi militari, in cui si doveva combattere, fare la guerra e a volte morire per portare pace a chi – a differenza nostra – non l’aveva.

La fine dell’illusione che per far smettere gli scontri bastassero una colomba, un ramoscello di ulivo e la speranza di un futuro migliore. E i due decenni trascorsi, e ancor più gli ultimi anni, ci hanno mostrato che non è così. Se sia opportuno intervenire, o lasciare che ciascuno si arrangi, rimane una libera opinione personale. Ma domani sera lo chiederemo a uno che a quelle missioni ha partecipato, nel doppio ruolo di giornalista – quindi osservatore e testimone – e di soldato a tutti gli effetti.

Paolo Rolli, ufficiale e giornalista: le sue missioni militari dall’Iraq ai Balcani

L’occasione è la conferenza “Diari da Nassiriya. A vent’anni dall’Iraq nuovi ruoli e scenari per lo strumento militare”. Alle 18:30 nella monumentale Porta Palio, luogo che evoca una Verona immersa nel suo passato di piazzaforte, ascolteremo dalla voce di Paolo Rolli i racconti delle agendine da campo che ha riportato dalle missioni. Sono felice, sia da direttore de L’Adige di Verona che come suo amico e collega di una vita nelle trincee delle redazioni, che Verona possa rivivere le sue esperienze.

La locandina dell'incontro con il giornalista-soldato Paolo Rolli e due immagini di teatri delle nostre missioni: la Base Maestrale, dove nel 2003 furono uccisi 19 italiani, e sotto la fuga dall'Afghanistan.
La locandina dell’incontro con il giornalista-soldato Paolo Rolli e due immagini di teatri delle nostre missioni: la Base Maestrale, dove nel 2003 furono uccisi 19 italiani, e sotto la fuga dall’Afghanistan.

L’incontro, organizzato dal Lions Club Verona Arena, fondato nel 2004 e oggi presieduto da Silvia Macha, è anche occasione per ammirare il capolavoro cinquecentesco dell’architetto Sanmicheli, oggi purtroppo derubricato a spartitraffico. Un grazie quindi anche alla storica Società Mutuo Soccorso Porta Palio, creata nel 1882 con lo scopo di sostenere i soci nei tempi difficili, che oggi ha sede proprio nel monumento che presidia e preserva e apre per visite, attività culturali e ricreative.

Paolo Rolli è giornalista de Il Giornale di Vicenza e ufficiale della Riserva selezionata dell’Esercito Italiano. Penna storica del quotidiano berico, quindi penna che scrive, ma anche penna nera di alpino. Nato a Schio da genitori esuli da Zara, un giorno ha scelto di “congedarsi” temporaneamente dalla redazione per tornare a vestire l’uniforme: è stato impiegato in diverse operazioni proprio per le sue competenze di informazione e comunicazione. Scrittore e capitano, in una mano la penna e nell’altra la sua arma, è stato testimone delle missioni più impegnative: in Iraq e in Afghanistan, nei Balcani e in Libano.

Domani sera a Porta Palio dialogo su ruoli e scenari degli strumenti militari

Parleremo della tragica giornata del 2003, di quelle altrettanto dolorose degli anni successivi, della tragica contabilità di caduti e di feriti che rappresenta il prezzo da pagare per un Paese che non rinuncia alla responsabilità di fare la propria parte. E delle polemiche che non mancano mai, colpendo ancora di più i militari in missione che si sentono poco capiti, presi per guerrafondai, spesso rifiutati. Poi ragioneremo sui rapporti con le popolazioni, e della sensazione che sia tutto inutile perché una volta ripartiti la situazione tornerà come prima… Cosa che purtroppo spesso accade: un luogo fra tutti, l’Afghanistan.

Paolo Rolli in Iraq nel 2004 e accanto la bandiera della UE davanti a un (per ora ipotetico) esercito europeo
Paolo Rolli in Iraq nel 2004 e accanto la bandiera della UE davanti a un (per ora ipotetico) esercito europeo.

Seguiremo il diario di Paolo Rolli durante le diverse missioni, rimbalzando dal passato all’oggi, perché ci sono epicentri dell’irrequietezza che non si placano mai. E insieme qualche ricordo delle persone “con cui ho condiviso pane e branda, rischi e fatica, caldo e polvere, sorrisi e lacrime”, dice in un passo del libro citandoli per grado e specialità: “Ufficiali, sottufficiali e graduati, dragoni, genieri, lagunari, paracadutisti, alpini, trasmettitori, elicotteristi, avieri, medici e crocerossine”. Italiani della porta accanto, che indossano una mimetica invece della cravatta.

Cosa diventerà la Nato? Può nascere (e per fare cosa) un esercito europeo?

Anche per questo parleremo di ieri e di domani, per misurare che cosa ha cambiato Nassiriya della nostra percezione delle forze armate, di quanta strada abbiano percorso i nostri militari, di cosa potrebbe attenderci (noi e loro) se la guerra continuasse ad abbaiare ai confini di un’Europa che è la casa della pace, per noi ma evidentemente non per tutti. Rileggeremo i luoghi dove l’Italia in armi è stata, chiedendoci se è servito a qualcosa morire per Beirut, Kabul, Pristina o Baghdad e se altri nomi oggi sconosciuti potrebbero diventare tristemente noti in futuro alle famiglie italiane.

Lo chiederemo a Paolo Rolli aspettandoci risposte che né lui né nessuno di noi può avere. Ma così, almeno, cominceremo a ragionarci su. A pensare se Macron è un pazzo o uno che almeno ha il coraggio di anticipare verità scomode. A chiederci se l’esercito europeo di cui si parla sia un’ipotesi o un incubo, una necessità o uno sviluppo improbabile.

Se la Nato si rafforzerà o una vittoria di Trump potrebbe mandarla pian piano in soffitta. Prima o poi bisognerà pur togliere la testa dalla sabbia e cominciare a farcele, queste domande, e a rispondere. Domande fastidiose: ma se pensate che finora siamo stati fin troppo rilassati, se il futuro vi interessa, venite a sentirle per stare un po’ scomodi anche voi.


“Diari da Nassiriya”, di Paolo Rolli. Edizioni Biblioteca dell’Immagine – 130 pagine – 14,00 euro.
A questo link il sito dell’editore.

Elicottero in ricognizione in un territorio desertico: il simbolo delle missioni militari italiane all'estero
Elicottero in ricognizione in un territorio desertico: il simbolo delle missioni militari italiane all’estero