«A Roma sottovalutano le elezioni venete, le danno per scontate. Ma sbagliano: perché in questo Veneto che è il vero laboratorio politico del Paese sta nascendo la prossima classe dirigente del Paese. Un consiglio a Luca Zaia: soltanto uno, non stravinca. Perché davanti al plebiscito prossimo venturo già la sera del 21 settembre a Roma inizieranno a studiare a come fermarlo, come depotenziarlo». Mario Adinolfi è il leader del Popolo della Famiglia. In questi giorni è in Veneto per contribuire alla campagna elettorale dei suoi candidati alle regionali ed alle comunali di diverse città, Venezia in primis. A TeleNuovo, nel corso della trasmissione Il Rosso & Il Nero condotta da Mario Zwirner, Adinolfi commenta il sondaggio de Il Gazzettino che vede la lista Zaia triplicare nei voti quella ufficiale della Lega Salvinana.
«Sono venuto nel Veneto per studiare il futuro – aggiunge Adinolfi – perchè qui davvero si cambia paradigma politico. In fondo, da trent’anni i Veneti confermano il centrodestra alla guida della regione, un qualche merito ci sarà e ci sarà quindi anche capacità ed esperienza di governo. Io ci credo: da queste elezioni uscirà la nuova classe dirigente del Paese e sarebbe anche ora…in fondo, da 50 anni il Veneto non ha un premier, l’ultimo fu Mariano Rumor. Politicamente, contate come la Basilicata, anche loro col solo Emilio Colombo premier. In questi anni la Toscana ha espresso ben sei presidenti del Consiglio. I tempi, insomma, sono maturi. Perché qui ci sono cambiamenti importanti, da studiare: una nuova leadership nella Lega, la lenta consunzione di Forza Italia, l’ascesa di una nuova generazione in Fratelli d’Italia. Tutte cose nuove, da studiare. E non si è mai vista una classe dirigente locale affermarsi con queste percentuali – 3 elettori su 4, lasciando le briciole agli oppositori – e sì che io vengo da Roma dove abbiamo avuto grandi sindaci come Rutelli e Veltroni capaci di costruirsi una dimensione nazionale, ma mai con queste cifre.
E se posso invece dare un consiglio alle sinistre, direi loro di studiare con attenzione quanto accade: perché non è vero che i veneti sono dei “mona” a votare Zaia, il consenso nasce da lontano e non esclusivamente dalla gestione Covid: sono vent’anni che si demonizzano i voti degli “altri”. E’ un grave errore: la gente si informa, ascolta, sa valutare, dà e toglie il voto e quindi la fiducia: sminuirli non aiuta a convincerli che siamo una politica migliore..».