G7 di Verona, oggi è il giorno clou. Ieri si è tenuto il B7 delle imprese ed è il momento dei ministri, che in Gran Guardia parleranno tra loro e anche con gli imprenditori di industria, tecnologia e digitale. Ma ieri a tenere banco in Confindustria sono stati soprattutto l’intelligenza artificiale e, per la sorpresa di molti – ma non dei veronesi – i “chiplet”, i microprocessori al centro del progetto di Silicon Box. Che forse – e presto? – potrebbero sbarcare a Verona al posto di Intel. Partiamo proprio da qui.
“Sì, abbiamo tutte le intenzioni di collaborare, e con la nostra presenza e l’aiuto dell’Italia puntiamo a far diffondere e integrare in Europa il nostro modello competitivo per la produzione di chiplet”. A dirlo – nella sala convegno di Piazza Cittadella durante il B7 dell’Industria – Byung Joon Han, Ceo di Silicon Box. Il manager e investitore di Singapore sta valutando un investimento da 3,2 miliardi destinato a un impianto produttivo per microprocessori, il primo del genere nella Ue. Destinazione auspicata all’ombra dell’Arena? Ma Vigasio, ovvio.
Dal ministro Urso a Silicon Box mappa con 400 siti, ma si punta sul Nordest
Han ha partecipato al B7, che domani sottoporrà ai ministri dell’Industria del G7 i suoi suggerimenti per favorire la ripartenza dell’economia globale. “Ed è proprio con il G7 che occorre confrontarsi, per comprendere quale sia la specialità che conduce ogni Paese al proprio modello di crescita”, ha chiarito. “Naturalmente sempre attraverso lo sviluppo dell’AI, che cambierà il modo di pensare le macchine e il modello stesso di produzione. Dobbiamo attrezzarci per un futuro in cui l’hardware sarà comunque indispensabile, ma avrà sempre più bisogno che nostri “chiplet” lo facciano evolvere. Il progetto che vogliamo prenda forma in Italia va esattamente in questa direzione”.
Una prospettiva che piace al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che ha confermato l’interesse del governo a premere sull’acceleratore, tanto da ipotizzare che il percorso di insediamento in Italia di Silicon Box possa partire addirittura già entro il 2024. Dove? Urso non si è sbilanciato, sottolineando che le aree disponibili non sono state definite nei dettagli, ma si “sceglierà in base ai fabbisogni produttivi”.
Il che, senza neanche pensarci su troppo, riporta alle regioni del Nord Italia: che ospitano da un lato numerose aziende del settore, quindi potenziali “consumatrici” , ma soprattutto vicine ai produttori e dei mercati del Centro-Nord Europa. Il che favorirebbe Verona rispetto alle altre direttrici del Nordest e della Lombardia.
Urso è anche tornato sul valore del progetto di Silicon Box, insistendo non solo sul rilevante investimento da 3,2 miliardi già al primo capitolo (gli impianti), ma anche la possibile presenza di un network in grado di generare altri 4 miliardi. Tanto che il ministro ha espresso l’augurio che il concreto avvio del progetto qualifichi l’Italia come “una fra le mete più attrattive per le nuove tecnologie”.
La carta geografica con i potenziali siti di interesse non si è naturalmente ancora vista, tanto che Urso si è limitato a dire che “abbiamo fornito una mappa con 400 aree produttive in varie regioni, tra cui la società sceglierà in base alle migliori opportunità”. Ma in che cosa consistono questi famosi “chiplet”? Ecco a questo link qualche informazione per chi non vuole farsi cogliere impreparato.
Per quanto riguarda l’andamento del B7 vero e proprio, tre tavole rotonde hanno anticipato i temi che per la prima volta gli imprenditori porteranno al G7. Transizione digitale, intelligenza artificiale, la geopolitica che sta scappando di mano e sta spezzando le catene del valore, la riconversione energetica, i mercati asfissiati dal crescente protezionismo e una transizione ecologica che mette sotto stress l’Europa mentre risparmia Stati Uniti e Cina. Sarà Emma Marcegaglia, a capo del B7 a nome della presidenza italiana, a illustrare i temi chiave ai vertici politici dei sette Paesi più industrializzati.
Marcegaglia ha detto di aver tratto dalla giornata di ieri “un buon bilancio”. Per la prima volta gli imprenditori possono parlare ai ministri, con un confronto di un’ora. Sull’argomento chiave, quello dell’AI, “il nostro messaggio è che sì, esiste un tema di etica e ci sono dei rischi, però sottolineeremo anche le opportunità della nuova tecnologia e l’aumento di competitività che porta con sé, a patto di possedere le necessarie competenze digitali. E le imprese italiane devono essere più competitive”, ha aggiunto.
Domani il G7 a Trento: si parlerà ancora di AI ma anche di “governo digitale”
“Invece sulle crescenti difficoltà e lo sviluppo rallentato in Europa rispetto ad altre zone del pianeta, chiederemo ai ministri deal G7 un patto per la competitività dell’industria, con politiche che supportino la crescita delle imprese. Il B7 ci ha mostrato le vere sfide globali nei settori chiave per lo sviluppo e la necessità di cooperare tra industria e governi. Siamo qui per trasformare le sfide in opportunità: e se le prime sono tante e difficili”, ha concluso Marcegaglia, “anche le occasioni che abbiamo davanti sono molte, e promettenti”.
Domani, venerdì 15 marzo, il secondo giorno del G7 si svolgerà a Trento e sarà focalizzato sempre sull’Intelligenza Artificiale ma anche sulle infrastrutture pubbliche digitali e su cosiddetto “Governo digitale”. A questo link la pagina di dettaglio sull’evento predisposta dal Dipartimento per la trasformazione digitale di Palazzo Chigi.
Per concludere con un po’ di orgoglio, un inatteso complimento all’Italia è infine giunto da Keyzom Ngodup Massally, a capo dei programmi digitali della UNDP, il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite. “C’è un Italian way of life, lo stile di vita italiano che tutti invidiamo, anche nella crescita dell’economia industriale”, ha spiegato. “Consiste nel ritenere prioritario lo sviluppo purché sia rivolto a garantire l’accesso alle tecnologie e generi partnership anche per i Paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa”.
“Il principio è rafforzato ora dalla possibilità di accedere all’AI per aiutare la crescita economica: la transizione digitale renderebbe più facile creare imprese e quindi benessere per le persone. L’Italia si sta facendo portavoce della sfida più importante”, ha concluso Massally: “far sì che lo sviluppo che tutti vogliamo sia costruito anche con l’inclusione e l’uguaglianza”.