Jozef Radetzky, feldmaresciallo austriaco di Francesco Giuseppe, fu un criminale di guerra. Le truppe ai suoi comandi (guidate da un erede di Torquato Tasso, il principe Wilhelm Thurn und Taxis con aiutante di campo Girolamo Salerno, nobile veronese) si resero protagoniste nel 1848, esattamente l’11 aprile, di violenze sui civili inermi a Castelnuovo del Garda: stupri, omicidi di civili, saccheggio. Una ritorsione perché a Castelnuovo del Garda, nel corso della Prima Guerra di Indipendenza (ufficialmente dichiarata e combattuta da eserciti regolari e volontari che alzavano chiare insegne di battaglia: il nostro Tricolore, ad esempio), un reparto sabaudo era riuscito, sbarcando sulle coste veronesi del Garda, ad incunearsi nel sistema di difesa austriaco, a conquistare un forte e a mettere le mani sui rifornimenti imperiali. A Castelnuovo, circa duecento piemontesi e volontari guidati dal maggiore genovese Agostino Noaro, costituirono un caposaldo per contrastare i movimenti austriaci nell’attesa dell’arrivo del grosso dell’esercito sardo. Una legittima azione di guerra il cui sviluppo lasciò abitanti inermi in balia delle truppe imperiali.

Thurn und Taxis si attestò sulle colline prospicienti dando iniziò ad un consistente bombardamento: il campanile venne abbattuto e si verificarono diverse morti tra i civili, costretti dai volontari a non abbandonare l’abitato per aiutarli ad erigere le barricate. Seguì poi l’attacco di Castelnuovo da parte di due battaglioni del reggimento Haugwitz e di un battaglione di fanti Piret. I volontari sopravvissuti si gettarono in fuga verso Lazise inseguiti dalla cavalleria austriaca, subendo molte perdite, circa 150; nel frattempo la truppa austriaca si dava al saccheggio, infierendo violentemente sui civili fino al mattino successivo: la chiesa fu profanata, vennero compiuti diversi stupri e si verificò il massacro di una quarantina d’inermi, tra cui vecchi, donne e bambini. Il massacro fu interrotto, secondo quanto afferma Daniele Manin, dall’ intervento dei soldati italiani del 38º Reggimento fanteria austriaco “Haugwitz” che minacciarono di far fuoco sui loro compagni.

La mattina del 12 aprile 1848, il generale principe Thurn und Taxis riportò le truppe a Verona, cariche di bottino. La truppa venne fatta sfilare con grande evidenza attraverso tutta la città, dalla Porta San Zeno per la Basilica di San Zeno, Castelvecchio, Piazza Bra, sino agli accasermamenti di Campo Fiore: un monito evidente agli abitanti: chi si fosse ribellato a Vienna avrebbe fatto la fine di Castelnuovo. Una ritorsione, insomma; un atto terroristico…per carità, in ogni guerra succedono fatti così. Ma vengono sanzionati: come, ad esempio, William Calley, l’ufficiale al comando dei soldati americani che passarono per le armi 504 civili inermi a Mi Lai in VietNam, condannato da un tribunale militare statunitense.

Quindi non si capisce perché, nonostante l’esempio di black lives matter, e della distruzione dei simboli del colonialismo e della schiavitù in tutto il mondo, anche quest’anno dobbiamo ascoltare come augurio di buon anno le stucchevoli note della marcia di Radetzky, scritta da Johann Strauss padre, per celebrare la vittoria di un criminale di guerra sui patrioti italiani ponendo fine, col sangue, alla cinque giornate di Milano ed alla nostra Prima guerra di Indipendenza. E che quest’anno sia ancora il maestro Muti, a Vienna, ad augurarci così tanta felicità è un’offesa. Né più, né meno. Quella musica va bandita, perché rende omaggio a un criminale di guerra che infierì sulla nostra gente. Anche le loro vite hanno avuto valore.