La Corte dei Conti bacchetta il governo: “Entro margini di manovra molto ristretti in cui si collocano gli interventi della legge di bilancio, le risorse destinate alla sanità sono certamente rilevanti. Esse non sono tuttavia sufficienti ad invertire il profilo riflessivo già disegnato nel quadro tendenziale”.

E osserva che i 134 miliardi previsti per la salute degli italiani dalla legge di Bilancio per il 2024, pur aumentati di 5 miliardi rispetto al 2023, servono solo a rincorrere l’aumento dei costi e tamponare le crescenti e note criticità, esattamente come hanno fatto gli ultimi governi.  Ed anche i 135,4 miliardi previsti per il 2025 non bastano.

Sanità. Manca la visione

Manca “l’individuazione di soluzioni più strutturali ai problemi del nostro sistema sanitario”. Questa la posizione illustrata dalla Corte dei Conti nelle audizioni che si sono svolte alle Commissioni Bilancio del Senato e della Camera in occasione della discussione della Finanziaria.

Corte Conti bacchetta governo. Risorse sanità insufficienti

L’osservazione dell’organo di vigilanza sulle entrate e sulle spese pubbliche non fa una piega ed individua quello che è il problema principale che sta alla base della crisi del servizio sanitario italiano: manca la capacità di comprendere che continuando a fare dei piccoli aggiustamenti, cercando di tamponare ora qua, ora là, i buchi del sistema, non si fa altro che aggravare la situazione. Oppure se lo si è capito, manca da parte di chi governa il coraggio di mettere mano al sistema con una riforma complessiva in una visione globale.

Corte Conti bacchetta governo. Risorse sanità insufficienti

E’ ormai assodato che così com’è il Ssn, finanziato dalla fiscalità, non è più in grado di offrire gratuitamente le prestazioni a tutti coloro che ne hanno diritto. Non ci sono abbastanza risorse disponibili. Oppure non se ne vogliono mettere, preferendo altre destinazioni. Il risultato, come sottolineato da più parti, è che una parte dei cittadini sono costretti a rivolgersi al privato pagando di tasca propria le prestazioni che ricevono. Il che, di fatto, va ad annullare l’universalismo su cui è fondato l’intero sistema. E a rimetterci sono i più deboli economicamente che non si possono permettere l’alternativa.

A questa grave contraddizione va posto rimedio subito. Non solo per una questione di giustizia sociale, ma perché continuando così il sistema è destinato al collasso.