(di Stefano Cucco) Si attesta sull’Emilia Romagna, la linea di difesa contro la perdurante siccità nell’Italia settentrionale e che ha il suo epicentro nella Pianura Padana: lo evidenzia il settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che segnala come complessivamente la disponibilità d’acqua negli alvei dei fiumi della regione, pur essendo di molto inferiore alla media del periodo, è però di gran lunga superiore all’anno scorso: si riducono le portate dei fiumi Savio, Secchia, Enza e Trebbia, mentre aumentano quelle del Reno.
Più a Nord prosegue inesorabile, da oltre un anno, l’agonia del fiume Po, che riduce le portate lungo tutta l’asta e, al rilevamento di Pontelagoscuro, è già vicino alla soglia minima (450 metri cubi al secondo) in grado di contrastare la risalita del cuneo salino. La situazione idrologica dell’Italia non è sostanzialmente cambiata, nonostante le perturbazioni, che si sono registrate lungo la Penisola, arrecando un po’di pioggia (e grandine) nelle regioni centrali, nel Nord-Est e localmente anche al Sud, nonché una spolverata (effimera) di neve sulle Alpi.
“Si conferma l’impossibilità di autonomo riequilibrio del sistema idrico. Gli esperti parlano della necessità di 50 giorni consecutivi di pioggia, evenienza certo da non augurarsi per un territorio idrogeologicamente fragile come quello italiano”, afferma Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI). “Per questo, è evidente la necessità di realizzare infrastrutture capaci di trattenere le acque di pioggia, quando arrivano, creando riserve e rimpinguando contestualmente le falde”.
“Il Piano Laghetti, proposto insieme a Coldiretti, risponde a questa esigenza, ma anche ad altri primari interessi come quelli della produzione di energia rinnovabile, della tutela dell’ambiente, del benessere delle comunità locali”, aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di ANBI. “Auspichiamo che il Decreto Acqua, più volte annunciato, preveda le risorse necessarie ad avviare interventi, di cui l’emergenza idrica richiama l’urgenza”.
Fra i grandi laghi prosegue la crisi del bacino di Garda, costretto ad essere sacrificato per mantenere la sopravvivenza dell’ecosistema a valle (nonostante le portate di deflusso ridotte al minimo, c’è un saldo negativo di oltre 5 metri cubi al secondo) e che continua a registrare livelli dimezzati rispetto alla media, permanendo vicino al minimo storico; il resto dei grandi invasi settentrionali guadagna una manciata di centimetri d’acqua: il Maggiore è al 45,4% di riempimento, il Lario al 23,5% (unico ad essere tornato vicino alla media del periodo), il Sebino al 21,4%. In Piemonte, nonostante si sia rifatta vedere un po’di neve (una trentina di centimetri su alcune zone in quota), il manto nevoso risulta inferiore rispetto alla scorsa settimana. A seguito di sporadiche piogge sparse aumentano impercettibilmente i livelli dei fiumi Pesio, Stura di Demonte, Sesia, Stura di Lanzo, ma calano quelli di Tanaro e Bormida, la cui portata, in alcuni tratti, è praticamente azzerata. A fronte di qualche lieve pioggia, in Valle d’Aosta si è ridotto il manto nevoso, soprattutto nel settore centro-orientale della regione, beneficando leggermente le portate della Dora Baltea e del torrente Lys. In Lombardia, dopo mesi di inarrestabili segni negativi, c’è un timida inversione di tendenza, che non muta però la situazione complessiva: la neve, nonostante un incremento del 10% rispetto a 7 giorni prima, è il 35% di quanta ve ne dovrebbe essere ed il deficit complessivo della riserva idrica è pari al 56,5% sulla media; stessa contingenza per il fiume Adda che, nonostante il primo incremento dopo mesi di calo costante, è di mc/s 8 inferiore a quella del 2022. Molto bassi ed inferiori all’anno scorso sono anche i livelli dei fiumi Mincio ed Oglio.
In Liguria, la pioggia caduta nella regione si è concentrata principalmente sul settore di Levante, dove sui rilievi si sono registrati fino a 25 millimetri, lasciando all’asciutto, ancora una volta, il Ponente; scendono i livelli dei fiumi Magra e Vara, mentre rimangono sostanzialmente stabili quelli di Entella e Argentina.
Anche il Veneto ha visto qualche timida precipitazione, che ha invertito la tendenza idrologica, seppur i fiumi Brenta, Livenza e Bacchiglione restino ai livelli più bassi del decennio, così come l’Adige che, però, ha superato la soglia psicologica dei -4 metri sullo zero idrometrico.
Nei giorni scorsi, sul Friuli Venezia Giulia sono caduti mediamente una trentina di millimetri di pioggia (mm. 60,4 a Cervignano), ma i fiumi Tagliamento e Cellina hanno livelli inferiori di 18 centimetri a quanto registrato un anno fa. In Toscana, le piogge si sono concentrate soprattutto sul Nord della regione (a Pistoia, mm. 47); torna a calare significativamente la portata del fiume Arno (da mc/s 150 a mc/s 38), così come quella di Ombrone, Serchio e Sieve. Nelle Marche, calano le portate fluviali, nonostante una decina di millimetri di pioggia, che hanno altresì rimpinguato bacini, che restano abbondantemente sopra i livelli degli anni scorsi. In Umbria torna ad abbassarsi la quota del lago Trasimeno, cui mancano 69 centimetri d’acqua per raggiungere l’altezza media del periodo. In crescita i livelli idrici nell’alto corso del fiume Tevere e nel Chiascio, mentre cala la Nera.
Nel Lazio, nonostante grandinate e piogge (mm. 32,8 a Grottaferrata), crescono solo i livelli del fiume Sacco ed impercettibilmente dei laghi di Nemi e di Bracciano. In Abruzzo, sui rilievi, rimane un consistente quantitativo di neve solamente a Campo Imperatore (54 cm), mentre nel confinante Molise la coltre nevosa non supera i 13 centimetri. In Campania, nonostante non si siano verificati eventi meteo significativi, crescono le portate dei fiumi Volturno, Sele e Garigliano. Infine, continua l’alternarsi di andamento idrico fra Basilicata e Puglia: nella prima crescono i volumi d’acqua trattenuti dalle dighe (+1,45 milioni di metri cubi), in Puglia, invece, si registra una diminuzione (circa 1,30 milioni di metri cubi in meno).