Troppi turisti nelle città d’arte? gli Italiani chiedono alla politica, ed alle lobby, strategie vere e non ticket o tasse occulte

I ticket nei centri storici? i prezzi più alti dei servizi e delle imposte di soggiorno per ridurre le presenze turistiche e “qualificarle”? per gli italiani queste non sono le soluzioni ai problemi dell’over-tourism, ovvero dell’eccesso di turisti in determinate località italiane – e Verona è fra queste – . Se il problema è noto a tutti – ben 3 italiani su 5 hanno dovuto rinunciare a delle attività per il sovraffollamento – la soluzione non è nel bastonare i turisti – italiani o stranieri che siano -, ma cambiare l’offerta turistica migliorando i servizi e l’approccio pubblico al tema. Il rischio, per 6 italiani su 10, che politiche sbagliate o il non fare nulla porti nel medio termine ad un abbandono dell’Italia come meta turistica ideale per milioni di viaggiatori (la ripresa europea post Covid è trainata in buona parte dall’arrivo in massa di turisti USA secondo il WSJ).

La ricerca di SWG fotografa un’Italia attenta e consapevole al problema, ma più saggia rispetto alle polemiche avviate spesso da attori interessati ed avvallate da una politica generalmente poco attenta alla pianificazione, molto di più alle pressioni delle lobby economiche ed elettorali.

Qual è la soluzione? il campione, intanto, fissa due paletti molto chiari: l’Italia è un Paese a vocazione turistica quindi non possiamo complicare troppo la vita ai nostri ospiti; non si colga questo problema per alzare i prezzi senza ragione, cosa che avrebbe un effetto negativo e di contrazione del mercato. Di conseguenza bisogna promuovere molte più destinazioni italiane oltre alle solite già note, puntando anche con politiche mirate di prezzo a valorizzare località meno frequentate, puntando sulla destagionalizzazione dei flussi ed a servizi più ampi (ad esempio, orari dei musei allargati anche alle ore notturne, così da non concentrare tutti nello stesso posto allo stesso orario).

Italiani più di buon senso di chi li rappresenta nelle istituzioni come nei corpi intermedi. E questa non è una novità, ma casomai l’ennesima conferma

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