Questa mattina Ursula von der Leyen ha tenuto l’ultimo discorso “sullo stato dell’Unione” del suo mandato. Un percorso caratterizzato da grandi sfide: emergenza climatica, immigrazione, guerra in Ucraina, Covid, crisi della globalizzazione. L’Europa di von der Leyen ha risposto a volte con decisione, a volte con rigidità e questo “stato dell’Unione” registra alcuni cambiamenti politici e di strategia, a nostro avviso, significativi. Per questo offriamo ai Lettori dell’Adige il testo integrale del discorso del Presidente della Commissione Europa.
(di Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea) Tra meno di 300 giorni i cittadini e le cittadine dell’UE saranno chiamati alle urne nella nostra democrazia unica e straordinaria. Come accade in tutte le elezioni, il voto sarà per tutti gli europei un’occasione per riflettere sullo stato della nostra Unione e sul lavoro svolto da chi li rappresenta. Ma sarà anche l’occasione in cui decidere quale futuro e quale Europa vogliono.
Tra loro ci saranno milioni di persone che voteranno per la prima volta, le più giovani nate nel 2008.
Nella cabina elettorale penseranno ai temi che stanno loro a cuore: penseranno alla guerra che infuria ai nostri confini, o all’impatto devastante dei cambiamenti climatici, al modo in cui l’intelligenza artificiale influenzerà le loro vite o alle loro possibilità di comprare una casa o trovare un lavoro negli anni a venire.
Oggi la nostra Unione rispecchia la visione di coloro che sognavano un futuro migliore dopo la Seconda guerra mondiale. Un futuro in cui un’Unione di nazioni, democrazie e persone avrebbe lavorato insieme all’insegna della pace e della prosperità.
Per loro l’Europa significava rispondere alle sfide della Storia. Quando parlo con le nuove generazioni di giovani vedo la stessa visione di un futuro migliore. La stessa voglia di costruire un mondo migliore. La stessa convinzione che, in un’epoca di incertezze, l’Europa debba ancora una volta rispondere alle sfide della Storia. Ed è proprio quello che dobbiamo fare insieme.
Ursula von der Leyen: dobbiamo guadagnarci la fiducia degli Europei
Il primo passo è guadagnare la fiducia degli europei e delle europee per rispondere alle loro aspirazioni e preoccupazioni. Nei prossimi 300 giorni dobbiamo portare a termine l’incarico che ci hanno affidato. Voglio ringraziare il Parlamento per il ruolo di primo piano che ha avuto nel realizzare una delle trasformazioni più ambiziose mai intraprese dall’Unione.
So bene che nel 2019, quando vi ho presentato il mio programma per un’Europa verde, digitale e geopolitica, qualcuno aveva dei dubbi, e questo prima ancora che il mondo venisse sconvolto da una pandemia globale e da un brutale conflitto sul suolo europeo.
Ma pensate a dov’è arrivata oggi l’Europa. Abbiamo visto nascere un’Unione geopolitica, che sostiene l’Ucraina, si oppone con forza all’aggressione della Russia, risponde all’assertività della Cina e investe nei partenariati.
Abbiamo ora un Green Deal europeo come fulcro della nostra economia, un programma la cui ambizione non ha eguali. Abbiamo avviato la transizione digitale e siamo all’avanguardia a livello mondiale nel campo dei diritti online. Abbiamo NextGenerationEU, uno strumento storico che destina 800 miliardi di euro a riforme e investimenti e sta creando posti di lavoro dignitosi per il presente e per il futuro.
Abbiamo gettato le basi di un’Unione della salute, contribuendo a vaccinare un intero continente e un’ampia parte del mondo.
Abbiamo iniziato a renderci più indipendenti in settori cruciali come l’energia, i chip o le materie prime. Vorrei anche ringraziarvi per il lavoro rivoluzionario e innovativo che abbiamo svolto in tema di parità di genere, un risultato che, come donna, significa molto per me.
Abbiamo portato a compimento alcuni dossier che molti pensavano sarebbero rimasti per sempre in stallo, come la direttiva sulla presenza delle donne nei consigli di amministrazione e la storica adesione dell’UE alla Convenzione di Istanbul.
Con la direttiva sulla trasparenza retributiva abbiamo sancito il principio basilare secondo cui allo stesso lavoro deve corrispondere la stessa retribuzione. Non c’è nessun motivo per cui, a parità di mansioni, una donna debba guadagnare meno di un uomo. Tuttavia il nostro lavoro è tutt’altro che finito, e dobbiamo continuare a batterci insieme per il progresso. So che questo Parlamento sostiene la proposta della Commissione sulla lotta alla violenza contro le donne, e a questo proposito vorrei che il diritto dell’UE sancisse un altro principio fondamentale: Un “No” è un “no”. Senza libertà dalla violenza non può esserci vera parità.
Grazie al Parlamento, agli Stati membri e alla mia squadra di Commissari, oltre il 90 % degli orientamenti politici che ho presentato nel 2019 sono diventati misure concrete. Insieme abbiamo dimostrato che, quando agisce con coraggio, l’Europa raggiunge i propri obiettivi. C’è ancora molto da fare, perciò restiamo uniti. Trasformiamo il presente e prepariamoci per il futuro.
Ursula von der Leyen, green deal “condiviso”
Quattro anni fa abbiamo risposto alle sfide della Storia con il Green Deal europeo. E questa estate, la più calda mai registrata in Europa, ci ha ricordato duramente quanto sia necessario. La Grecia e la Spagna sono state colpite prima da brutali incendi e poi, solo poche settimane dopo, da terribili inondazioni. Abbiamo visto la devastazione e le morti causate dalle condizioni meteorologiche estreme in Slovenia, in Bulgaria e nel resto della nostra Unione.
È quello che succede su un pianeta in ebollizione.
Il Green Deal europeo è scaturito dalla necessità di proteggere il nostro pianeta. Ma è stato concepito anche come un’opportunità per preservare la nostra prosperità futura. Abbiamo iniziato questo mandato definendo una prospettiva a lungo termine con la normativa sul clima e l’obiettivo del 2050. Abbiamo trasformato l’agenda per il clima in un’agenda economica. Abbiamo dato un segnale chiaro della direzione da prendere per gli investimenti e l’innovazione.
Abbiamo già visto i risultati ottenuti con questa strategia di crescita nel breve periodo. L’industria europea dimostra giorno dopo giorno di essere pronta a dare slancio a questa transizione, confermando che modernizzazione e decarbonizzazione possono andare di pari passo.
Negli ultimi cinque anni il numero di acciaierie pulite nell’UE è passato da 0 a 38. Attualmente riusciamo ad attrarre più investimenti in idrogeno pulito di Stati Uniti e Cina messi insieme. Domani sarò in Danimarca con la prima ministra Mette Frederiksen per vedere con i miei occhi l’innovazione di cui vi parlo. Inaugureremo la prima nave portacontainer alimentata da metanolo pulito ottenuto da energia solare. Questa è la forza della risposta dell’Europa ai cambiamenti climatici.
Il Green Deal europeo fornisce il quadro necessario, incentivi e investimenti, ma sono le persone, gli inventori e gli ingegneri a sviluppare le soluzioni.
Continueremo a sostenere l’industria europea durante questa transizione. Abbiamo iniziato con un pacchetto di misure che comprende la normativa sull’industria a zero emissioni nette e quella sulle materie prime critiche. Con la nostra strategia industriale analizziamo i rischi e le esigenze di ciascun ecosistema coinvolto in questa transizione. Dobbiamo completare questo lavoro. E per questo dobbiamo sviluppare un approccio per ciascun ecosistema industriale.
A partire da questo mese, terremo quindi una serie di dialoghi sulla transizione pulita con l’industria.
L’obiettivo principale sarà sostenere tutti i settori nella costruzione di un modello imprenditoriale per la decarbonizzazione dell’industria. Crediamo infatti che questa transizione sia fondamentale per la nostra competitività futura in Europa. Ma altrettanto importanti sono le persone e i lavori che ora stanno svolgendo. La nostra industria eolica, ad esempio, rappresenta un esempio di successo europeo, ma attualmente si trova a far fronte a un insolito insieme di problemi.
Per questo motivo presenteremo, in stretta collaborazione con l’industria e gli Stati membri, un pacchetto europeo per l’energia eolica. Accelereremo ulteriormente le procedure di autorizzazione. Miglioreremo i sistemi d’asta in tutta l’UE. Ci concentreremo sulle competenze, sull’accesso ai finanziamenti e su catene di approvvigionamento stabili. Questo approccio va però al di là di un singolo settore.
Dall’eolico all’acciaio, dalle batterie ai veicoli elettrici, i nostri obiettivi ambiziosi non lasciano spazio a dubbi: il futuro della nostra industria delle tecnologie pulite deve concretizzarsi in Europa.
Per quanto riguarda il Green Deal europeo, manteniamo la rotta; non rinunciamo ai nostri obiettivi ambiziosi; restiamo fedeli alla nostra strategia di crescita. Il nostro obiettivo sarà sempre una transizione equa e giusta!
Ciò significa garantire un risultato equo per le generazioni future: vivere su un pianeta più sano. E garantire a tutti lavori decorosi con la promessa solenne di non lasciare nessuno indietro. Basti pensare ai posti di lavoro nel comparto manifatturiero e alla concorrenza, un tema di cui si parla molto in questi giorni. La nostra industria e le imprese tecnologiche amano la concorrenza.
Sanno che la concorrenza mondiale è positiva per gli affari, che crea e protegge posti di lavoro di qualità qui in Europa. Ma questo vale solo se la concorrenza è equa. Troppo spesso le nostre società sono escluse da mercati esteri o sono vittime di pratiche predatorie. Spesso sono indebolite da concorrenti che beneficiano di ingenti aiuti statali. Non abbiamo dimenticato il modo in cui le pratiche commerciali sleali della Cina hanno condizionato la nostra industria solare.
Molte giovani imprese sono state estromesse da concorrenti cinesi fortemente sovvenzionati. Imprese pioneristiche hanno dovuto dichiarare fallimento. Talenti promettenti sono andati a cercare fortuna altrove. Ecco perché l’equità è così importante nell’economia globale: ha ripercussioni sulle vite e sui mezzi di sostentamento. Interi settori e comunità dipendono da essa. Dobbiamo quindi essere consapevoli dei rischi che corriamo.
Ursula von der Leyen, stop alla concorrenza sleale della Cina
Prendiamo il settore dei veicoli elettrici. Si tratta di un’industria cruciale per l’economia verde, con un potenziale enorme per l’Europa. Attualmente però i mercati globali sono invasi da automobili elettriche cinesi a buon mercato,
i cui prezzi sono mantenuti bassi artificialmente grazie a ingenti sovvenzioni statali. Queste pratiche causano distorsioni sul nostro mercato. E come non le accettiamo quando provengono dall’interno, così non le accettiamo neppure dall’esterno. Posso quindi annunciarvi oggi che la Commissione avvierà un’inchiesta anti sovvenzioni riguardo ai veicoli elettrici provenienti dalla Cina. L’Europa è aperta alla concorrenza, non a una corsa al ribasso.
Dobbiamo difenderci dalle pratiche sleali. Allo stesso modo, però, è essenziale mantenere aperta la porta della comunicazione e del dialogo con la Cina. Vi sono infatti anche temi su cui possiamo e dobbiamo cooperare. Ridurre i rischi senza disaccoppiarsi: questo sarà il mio approccio con i leader cinesi al vertice UE-Cina alla fine di quest’anno.
Nell’Unione europea siamo orgogliosi della nostra diversità culturale. Siamo l'”Europa delle regioni” con una diversità eccezionale di lingue, musica, arti, tradizioni, artigianato e specialità culinarie.
La nostra Europa possiede anche una biodiversità unica. Solo nel nostro continente sono presenti circa 6 500 specie. Nel nord dell’Europa si trova il mare dei Wadden, patrimonio naturale mondiale, un habitat unico che ospita specie animali e vegetali rare e consente la sopravvivenza di milioni di uccelli migratori. Insieme al Mar Baltico costituisce il più grande bacino di acque salmastre del mondo. Verso sud si susseguono le pianure europee, da sempre caratterizzate da grandi zone umide e palustri. Queste regioni rappresentano alleati importanti contro l’avanzata dei cambiamenti climatici.
Le zone umide e palustri protette trattengono grandi quantità di gas a effetto serra, garantiscono cicli idrologici regionali e ospitano una biodiversità unica. L’Europa è anche ricca di foreste.
Dalle imponenti foreste di conifere del nord e dell’est alle ultime foreste antiche di quercia e faggio dell’Europa centrale fino ai boschi di alberi da sughero dell’Europa meridionale: tutte queste foreste forniscono beni e servizi che sono insostituibili per noi. Sequestrano il carbonio, forniscono legno e altri prodotti, producono terreni fertili, filtrano l’aria e l’acqua.
La biodiversità e i servizi ecosistemici sono indispensabili per la sopravvivenza di tutte le persone in Europa. La perdita di questo patrimonio naturale non solo compromette i mezzi di sussistenza, ma mina anche il senso di appartenenza delle persone. Dobbiamo proteggerlo.
Ursula von der Leyen, grazie a chi difende la nostra indipendenza alimentare
Al tempo stesso dobbiamo anche garantire che il nostro approvvigionamento alimentare avvenga in armonia con la natura. Oggi vorrei rendere omaggio ai nostri agricoltori e ringraziarli per il cibo che ci forniscono quotidianamente. Alimenti sani: per noi in Europa questo compito dell’agricoltura costituisce la base della nostra politica agraria. Anche l’indipendenza dell’approvvigionamento alimentare è importante per noi. La otteniamo grazie ai nostri agricoltori.
Non si tratta di una cosa scontata: le conseguenze dell’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina, i cambiamenti climatici e la siccità, gli incendi boschivi e le inondazioni, uniti a nuovi obblighi, stanno influenzando in misura sempre maggiore il lavoro e il reddito degli agricoltori. Dobbiamo tenerne conto.
Molti si stanno già impegnando a favore di un’agricoltura più sostenibile. Dobbiamo affrontare queste nuove sfide insieme agli uomini e alle donne del settore agricolo. È l’unico modo per garantire la nostra sicurezza alimentare anche in futuro.
Abbiamo bisogno di un maggiore dialogo e di una minore polarizzazione. Per questo motivo vogliamo avviare un dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura nell’UE. Sono profondamente convinta che l’agricoltura e la tutela della natura possano andare di pari passo. Abbiamo bisogno di entrambe.
ECONOMIA, SFERA SOCIALE E COMPETITIVITÀ
Una transizione equa per gli agricoltori, le famiglie e l’industria: è questo il segno distintivo dell’attuale mandato. E acquista ancora più importanza alla luce delle tensioni economiche che ci troviamo ad affrontare. L’anno a venire porterà tre grandi sfide economiche per l’industria europea: la carenza di manodopera e di competenze, l’inflazione e la necessità di agevolare l’attività economica per le nostre imprese.
La prima sfida riguarda il mercato del lavoro. L’inizio della pandemia è ancora impresso nella nostra mente. In quei giorni si prospettava l’arrivo di una nuova ondata di disoccupazione di massa pari a quella del 1930. Ma abbiamo sovvertito questa previsione. Grazie a SURE, la prima iniziativa europea di riduzione dell’orario lavorativo, abbiamo salvaguardato 40 milioni di posti di lavoro. È questa la forza dell’economia sociale di mercato europea e possiamo andarne fieri!
Successivamente ci siamo prodigati per ridare slancio alla nostra economia con NextGenerationEU. Oggi ne ammiriamo i risultati. L’Europa si appresta a raggiungere la piena occupazione. Se prima erano le persone a cercare lavoro, oggi ci sono milioni di posti di lavoro per cui si cercano persone disponibili.
Le carenze di manodopera e di competenze stanno raggiungendo livelli record, sia nell’UE che in tutte le principali economie. Il 74 % delle PMI dichiara di trovarsi di fronte a carenze di competenze. Nel picco della stagione turistica, i ristoranti e i bar in Europa lavorano ad orario ridotto per l’impossibilità di trovare personale, gli ospedali rinviano le cure per mancanza di infermieri e due terzi delle imprese europee sono alla ricerca di specialisti informatici.
Allo stesso tempo milioni di genitori, per lo più madri, faticano a conciliare lavoro e famiglia, data l’assenza di strutture per l’infanzia. Inoltre ci sono otto milioni di giovani che non studiano, non frequentano corsi di formazione e non lavorano. Rimangono bloccati, con i loro sogni messi da parte. Questa situazione non crea solo un profondo disagio personale, ma costituisce anche una delle strozzature più significative per la competitività dell’Unione.
Le carenze di manodopera minano infatti le capacità di innovazione, crescita e prosperità. Dobbiamo pertanto migliorare l’accesso al mercato del lavoro, in primo luogo per i giovani e le donne. Abbiamo anche bisogno di una migrazione qualificata. Dobbiamo inoltre rispondere ai profondi cambiamenti in campo tecnologico, sociale e demografico.
Per farlo dovremo affidarci alle competenze delle imprese e dei sindacati, ovvero i nostri partner coinvolti nella contrattazione collettiva.
Sono trascorsi quasi quarant’anni da quando Jacques Delors ha convocato l’incontro di Val Duchesse, dando il via al dialogo sociale europeo. Da allora le parti sociali hanno plasmato l’Unione di oggi, garantendo a milioni di persone progresso e prosperità. E mentre il mondo cambia ad un ritmo senza precedenti, le parti sociali devono tornare ad essere il fulcro del nostro futuro.
Insieme dovremo affrontare le sfide che gravano sul mercato del lavoro, dalle carenze di competenze e di manodopera ai nuovi problemi scaturiti dall’intelligenza artificiale.
Perciò il prossimo anno, insieme alla Presidenza belga, convocheremo a Val Duchesse un nuovo vertice delle parti sociali.
Le parti sociali forgeranno così il futuro dell’Europa: con noi e per noi. La seconda grande sfida economica è data dall’inflazione persistentemente elevata. Christine Lagarde e la Banca centrale europea (BCE) stanno lavorando sodo per tenere sotto controllo l’inflazione. Come sappiamo, il ritorno all’obiettivo a medio termine della BCE richiederà tempo. La buona notizia è che l’Europa ha iniziato a ridurre i prezzi dell’energia.
Non dimentichiamo come Putin abbia deliberatamente usato il gas come arma e come ciò abbia innescato in noi la paura del blackout e della crisi energetica, ricatapultandoci negli anni ’70. Molti temevano che non avremmo avuto abbastanza energia per affrontare l’inverno. Ma ce l’abbiamo fatta e questo perché siamo rimasti uniti, aggregando la domanda e optando per l’acquisto di energia in comune.
Allo stesso tempo, contrariamente agli anni ’70, abbiamo approfittato della crisi per investire massicciamente nelle energie rinnovabili e accelerare la transizione pulita.
Abbiamo usato la massa critica dell’Europa per ridurre i prezzi e garantire l’approvvigionamento. Lo scorso anno il gas in Europa costava più di 300 euro/MWh. Quest’anno ne costa 35. Dobbiamo quindi capire come replicare questo modello di successo in altri campi, come ad esempio quello delle materie prime critiche o dell’idrogeno pulito.
La terza sfida per le imprese europee consiste nella necessità di agevolare le attività economiche.
Le piccole imprese non hanno la capacità per gestire una struttura amministrativa complessa e sono frenate dalla lunghezza dei processi .Di conseguenza spesso producono meno nel tempo a disposizione, perdendo importanti opportunità di crescita. Per questo motivo, entro la fine dell’anno nomineremo un rappresentante dell’UE per le PMI che riferirà a me direttamente. Vogliamo che le piccole e medie imprese possano parlarci direttamente dei problemi a cui devono far fronte quotidianamente. Per ogni nuovo atto legislativo procediamo a un controllo della competitività a opera di un comitato indipendente.
E il mese prossimo presenteremo le prime proposte legislative atte a ridurre del 25 % gli obblighi di comunicazione a livello europeo. Si tratta di uno sforzo comune che coinvolge la totalità delle istituzioni europee. Coopereremo con gli Stati membri perché anche a livello nazionale si giunga a una riduzione del 25 %. È giunto il momento di agevolare le imprese in Europa!
Tuttavia le imprese europee hanno anche bisogno di accedere alle tecnologie chiave di innovazione, sviluppo e fabbricazione. Come sottolineato dai leader nel Consiglio europeo informale di Versailles, si tratta di una questione di sovranità europea. Preservare un vantaggio europeo sulle tecnologie critiche ed emergenti è un imperativo per l’economia e la sicurezza nazionale.
Tale politica industriale europea richiede anche finanziamenti europei comuni. Per questo motivo, nell’ambito della proposta di revisione del bilancio, abbiamo lanciato la piattaforma STEP, con cui potremo incrementare, mobilitare e orientare i fondi dell’UE per investire in qualsiasi tipo di prodotto: dalla microelettronica all’informatica quantistica fino all’intelligenza artificiale,
come pure dalle biotecnologie alle tecnologie pulite. Il sostegno alle imprese deve arrivare ora, per cui chiedo che la proposta di bilancio sia approvata in tempi rapidi.
Ma la competitività è anche molto altro. Abbiamo assistito a strozzature concrete lungo le catene di approvvigionamento globali, anche a causa delle politiche deliberate di altri paesi. Basti pensare alle restrizioni sulle esportazioni dalla Cina di gallio e germanio, elementi essenziali per produrre semiconduttori e pannelli solari.Ciò dimostra l’importanza per l’Europa di rafforzare la sicurezza economica, riducendo i rischi senza disaccoppiarsi.
Questo concetto ha trovato ampio sostegno fra i partner principali dell’UE e ciò mi riempie di orgoglio. Parlo dell’Australia, del Giappone e degli Stati Uniti. Inoltre sono molti i paesi del mondo che desiderano collaborare. Di questi, molti dipendono eccessivamente da un unico fornitore di minerali critici.
Altri, dall’America latina all’Africa, intendono sviluppare industrie locali di trasformazione e raffinazione, anziché limitarsi a spedire le proprie risorse all’estero.
Per questo motivo entro quest’anno convocheremo la prima riunione del nuovo Club delle materie prime critiche. Allo stesso tempo continueremo a promuovere un commercio aperto ed equo. Finora abbiamo concluso nuovi accordi di libero scambio con il Cile, la Nuova Zelanda e il Kenya. Dovremmo puntare a concludere gli accordi con l’Australia, il Messico e il Mercosur entro la fine dell’anno, per poi passare a quelli con l’India e l’Indonesia.
Il commercio intelligente crea posti di lavoro di qualità e prosperità.
Queste tre sfide — manodopera, inflazione e contesto imprenditoriale — affiorano mentre chiediamo all’industria di guidare la transizione pulita. Nel frattempo dovremo essere più lungimiranti e definire un modo per salvaguardare la nostra competitività.
Ecco perché ho chiesto a Mario Draghi, una fra le più grandi menti dell’Europa in materia di economia, di preparare una relazione sul futuro della competitività europea. Perché l’Europa farà tutto il necessario, costi quel che costi, per mantenere il suo vantaggio competitivo.
IL DIGITALE E L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Abbiamo visto qual è l’importanza della tecnologia digitale per agevolare la vita economica e migliorare le nostre vite. La dice lunga il superamento del nostro obiettivo del 20 % di investimenti in progetti digitali di NextGenerationEU. Gli Stati membri hanno usato questi investimenti per digitalizzare i sistemi sanitari, i sistemi giudiziari o le reti di trasporto.
Allo stesso tempo l’Europa si è posta all’avanguardia nella gestione dei rischi del mondo digitale.L’internet è nata come strumento per condividere le conoscenze, aprire le menti e collegare fra loro le persone. Ma ha anche sollevato gravi problemi. Come la disinformazione, la diffusione di contenuti nocivi e i rischi alla protezione dei nostri dati.
Tutto ciò ha portato a un’erosione della fiducia e alla violazione di diritti fondamentali dell